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Vado a prepararvi un posto

Religione > Sacra Scrittura > Riflessioni Varie sulla Parola > 18/05-28/12/2014


Riflessioni Varie sulla Parola

Vado a prepararvi un posto




Sul Vangelo di Giovanni (Gv 14,1-12)

18 maggio 2014

                                                                                                               di Sac. Giuseppe Biamonte


Non sia turbato il vostro cuore.

Con questa bellissima esortazione carica di attenzione e di premura, Gesù, ci accoglie questa sera nella sua casa per far festa assieme a lui e per rafforzare la nostra fede.

Questa espressione, Gesù, la rivolse ai suoi discepoli l’ultima sera della sua vita terrena nel cenacolo.  Essa rientra tra i discorsi d’addio. Essi non devono turbarsi né rattristarsi quando Gesù si separerà da loro. Egli va a preparare un posto nella casa del Padre suo. Fa una promessa: «Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi».

Da queste parole emerge la verità di Dio su ciascuno di noi: Noi siamo molto desiderati, voluti e amati da Dio. Dio non vuole perderci e ci comunica tutto il suo orgoglio di stare con noi. Dio non ci rifiuta, non fa preferenze perché è comunione. Solo Gesù può capire cosa significa essere rifiutati dagli uomini.  Nella seconda lettura abbiamo letto: «pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio». In Gesù nel battesimo siamo diventati anche noi pietre vive, preziose scelte da Dio per l’edificazione della Sua casa.  Si propriamente a me, a te, Gesù dice: «dove sono io siate anche voi». Lui è la pietra d’angolo che i costruttori hanno scartato e noi, in Lui, le pietre vive della Casa di Dio. Gesù ci insegna a condividere ciò che si ha, a desiderare il bene dell’altro, a non essere egoisti. La peggiore offesa che si può arrecare a un fratello o a una sorella è farli sentire non desiderati, non accettati. Ciò può essere espresso in diversi modi a cominciare dallo sguardo.

Dove va Gesù e quale posto prepara per me?

Gesù lo dice chiaramente nel vangelo, va nella casa del Padre suo, nel seno di Dio, all’origine della nostra vita: l’Amore, la Carità, la Misericordia di Dio. In questa casa c’è un Padre che ci aspetta sempre come avvenne per il figliol prodigo.  In questa casa ci sono tanti "salariati" che hanno pane in abbondanza. I salariati sono chi ha un "posto" nella casa di Dio. Questa casa è la Chiesa che ci offre, oggi, il Pane della vita, i sacramenti. Il posto che Gesù ci prepara è raccomandarci al Padre, intercedere per noi, giustificarci. Gesù si fa "figliol prodigo" per noi. Si è assunto tutto il nostro peccato e mendica per noi al Padre il pane della vita, mendica un posto da "salariato" nella Sua

casa. Il posto che ci prepara Gesù è il paradiso. Quante volte abbiamo sentito dire è stato raccomandato per quel posto!

Nel Vangelo Gesù affronta ciò che turba il cuore dei suoi discepoli, in particolar modo quello di Tommaso e Filippo. Essi ci rappresentano un po’ tutti. Tommaso, lo possiamo definire il rappresentante di chi si trova in una situazione di crisi perché non riesce a trovare quale sia la strada giusta da percorrere nella vita. Questa è una grande sofferenza. Penso ai molti giovani smarriti perché non trovano nessuno che li aiuti a discernere la propria vocazione.  

Da notare un particolare, Tommaso, parla al plurale: «Signore, non sappiamo, dove vai; come possiamo conoscere la via».


Gesù, risponde a Tommaso e gli dà tre risposte: Io sono la Via, la Verità e la Vita.  Tommaso aveva posto solo una domanda. In questa triplice auto rivelazione, Gesù ci mostra chiaramente come solo in Lui, l’uomo può trovare pace, auto realizzarsi, raggiungere la felicità e la salvezza. Lui è la via che porta a Dio. Gesù non ci porta su strade cattive. In che modo Gesù si fa via? Egli si fa via per noi attraverso la Parola. Come un "navigatore" ci dà i consigli, gli avvertimenti, la direzione giusta per non perderci e arrivare sani e salvi alla meta. La sua Parola è la via. Lampada ai miei passi è la tua
Parola.

Gesù si dichiara la Verità. Lui è la verità personale di Dio per noi. Lo stesso Pilato chiese a Gesù cos’è la verità.  Gesù rispose: «Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (Gv 18,37). Noi che cerchiamo di scoprire la verità dell’altro e sull’altro, i suoi veri sentimenti, attraverso i mezzi di comunicazione, alcune volte attraverso il pettegolezzo, mai riusciremo a scavare il cuore dell’uomo per giungere alla sua verità.  Ogni uomo è assetato di verità nelle relazioni, ma deve ricordare che solo il Vangelo che è Gesù, è la bocca da cui esce la verità di Dio per noi. Una Parola che non racconta bugie, non calunnia non, tradisce. Una bocca che corregge, consola, benedice e perdona l’uomo. La verità dell’uomo e sull’uomo è solo Gesù.

La croce è l’ultima parola di verità confessata da Dio per noi. Su di essa, Gesù, consegna la verità nuda di Dio per noi: il Suo amore grande, la Sua Misericordia.  

Vivere di bugie e nella menzogna è un vivere nella finzione, nella mediocrità e si sciupano le varie relazioni.

Gesù, infine, ci ricorda che Lui è la Vita. In Lui è racchiusa la vita. In Lui e per Lui viviamo. E, questa vita è alimentata in noi attraverso il Suo Vangelo, i sacramenti, l’Eucarestia.  La persona umana lontana dal Padre non trova cibo per alimentare la propria umanità.

Signore da chi andremo? Solo Tu hai parole di Vita eterna.

Filippo, lo possiamo definire, invece, il rappresentante di chi è in una crisi personale perché non riesce a conoscere, a trovare Dio. Anch’egli parla al plurale: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».  Filippo ha smarrito la paternità di Dio. Penso alla società in cui viviamo che ci sta portando nel suo progresso tecnico scientifico a sviluppare un’umanità senza maternità e paternità.  La questione si fa più seria quando l’uomo smarrisce la "paternità" di Dio. Perde la bussola che orienta la propria esistenza.

In questa situazione può incorrere nel pericolo di aggrapparsi a varie forme di religioni che gli imboccano la loro visione di Dio.

Filippo non chiede di conoscere Dio, ma di vederlo, anticipa quella che sarà l’incredulità di Tommaso quando, da risorto, Gesù apparirà agli Apostoli racchiusi nel cenacolo. Filippo è l’uomo che non vuole crescere nel cammino di fede, vuole il "miracolismo" per credere, un’apparizione. Filippo parla a plurale perché pensa che il suo "problema" sia comune agli altri, ma non sa invece, che riguarda solo lui. Infatti, la sua domanda sorprende tanto Gesù: «da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo?». Si può venire in Chiesa, partecipare ai sacramenti, ascoltare la Parola del Signore "da tanto tempo" senza aver fatto esperienza vera con il Signore. Ancora una volta Gesù ci viene in aiuto e ci dice: «credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse». E quali sono queste opere?  La più grande è l’Eucarestia di cui fra poco ci ciberemo.

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