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“Pieno di Spirito Santo … fu condotto nel deserto”

Religione > Sacra Scrittura > Riflessioni Varie sulla Parola > 03/01/-26/062016


Riflessioni Varie sulla Parola
“Pieno di Spirito Santo … fu condotto nel deserto”

Sul Vangelo di Luca (Lc 4,1-13)

14 Febbraio 2016

                                                                                                                           di Sac. Giuseppe Biamonte


Oggi, prima domenica di Quaresima, inizia per la Chiesa un tempo forte per esaminare e rivedere il nostro cammino di fede alla luce della Parola di Dio e poterci convertire a Essa.

Chi inizia un cammino serio di fede come ha fatto da Gesù, non è esente dall’esperienza di deserto, da tentazioni, ma è aiutato dallo Spirito Santo che è dentro di noi e dalla Parola del Signore.

Il deserto è il luogo dell’ascolto di se stessi, dei propri pensieri, un luogo in cui, oggi, non siamo più capaci di entrare serenamente.

Gesù vuole aiutarci non solo a entrare nel deserto, ma anche a resisterci.

Nel deserto, Gesù, porta con sé la Parola di Dio come "cibo", "ricchezza" e "difesa".

Nelle prove della vita, infatti, senza ricorso alla preghiera, senza ascolto della Parola di Dio ci si sentirà più soli, più indifesi e svuotati.

Il cristiano, invece, come Gesù, non è l’uomo vuoto, ma l’uomo pieno di Spirito Santo; non è un uomo solo ma accompagnato e condotto dallo Spirito Santo.

Nel vangelo, vediamo, come lo stesso Spirito che sul fiume Giordano discese su Gesù come colomba, Lo conduce nel deserto per misurarsi con il male, memore, però, di quella "Voce" proveniente dal cielo: "Tu sei il Figlio mio prediletto".

Nel deserto, nelle difficoltà della vita, la prima tentazione da parte dell’astuto maligno è di farci odiare la paternità di Dio, a prendercela contro Dio.

La prima tentazione è di farci "dire" e relazionare in modo sbagliato.

"Se Tu sei il Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane".

Questa tentazione conduce allo scoraggiamento, al senso di sconfitta.

Quante volte c’è capitato di dire o sentire: "Vedi non riesci a fare niente, sei sempre stato un incapace, sei un buona nulla".

Questo tipo di tentazione conduce alla rabbia, alla violenza e alla bestemmia.

Dietro questa tentazione, si nasconde un sottile gioco del maligno: farci utilizzare i doni che possediamo solo ed esclusivamente per un tornaconto personale; desiderare che le cose e le persone fossero come noi le vorremmo e, che determinati eventi si realizzassero secondo le nostre attese.

La seconda tentazione è quella dell’ambizione e del compromesso.

Papa Francesco direbbe corruzione.

"Se ti prostri dinanzi a me, tutto sarà tuo".

Notate, nel vangelo si legge che il diavolo lo condusse in alto per mostrargli in un attimo la potenza e la gloria.

È il gioco di chi vuole farci innamorare del facile successo, del facile lavoro e del facile guadagno.

Prostrarsi davanti al diavolo, significa guardarlo sempre, avere sempre davanti agli occhi il male, essere ipnotizzati e drogati da questo ingannatore. Si pensi al gioco di azzardo, alla droga e al sesso e tutti gli altri vizi.

Un giorno, anche Gesù, porterà tre dei suoi discepoli su un alto monte, ma non per farli innamorare di false e passeggere ricchezze, ma per farli innamorare di Dio nella Sua Trasfigurazione.

La terza tentazione è quella che porta allo scandalo.

"Lo pose sul pinnacolo del tempio […] e gli disse buttati giù".

Questo genere di tentazione può riguardare quelle persone che ricoprono ruoli importanti di responsabilità e prestigio nella chiesa e nelle istituzioni civili. Esse possono correre il forte pericolo di toccare il fondo e trascinare con sé l’onorabilità dell’istituzione che rappresentano attraverso una condotta sbagliata.

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