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La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato

Religione > Sacra Scrittura > Riflessioni Varie sulla Parola > 03/07-25/12/2017


Riflessioni Varie sulla Parola
La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato


Sul Vangelo di Marco (Mc 1,40-45)

11 Febbraio 2018

                                                                                                                           di Sac. Giuseppe Biamonte

Il lebbroso senza saperlo va dal vero Sacerdote per essere purificato: Cristo Gesù.  Egli è sicuro di trovarsi dinanzi ad un uomo accogliente, che non giudica la nostra miseria, ma ci guarisce e ci libera da ogni situazione di schiavitù.

Il lebbroso è un uomo a cui non piace rimanere più in quella situazione di stallo e di miseria, per cui si decide a cercare a Gesù, a chiedergli la guarigione del corpo e dell'anima. Egli è coraggioso perché non dubita del fatto che Gesù possa sanarlo, ma riconosce, tuttavia, il margine di libertà dell'agire di Dio sulla nostra vita. Solo Dio, infatti, sa quale sia il nostro vero bene.

Gesù ne ebbe compassione, tese la mano e lo toccò. Il Signore prima di guarirci si rapporta in maniera diretta e straordinaria con noi: manifesta i suoi sentimenti, le sue emozioni, si avvicina e mette in azione il contatto. Poteva essere più facile, più comodo, ma soprattutto più sicuro per Gesù, fare il miracolo a debita distanza senza dover toccare il lebbroso. E, invece Gesù preferisce "sporcarsi" con ognuno di noi, coinvolgersi appieno, assumere la vera relazione per riportarci alla vera natura dell'uomo: essere vicini al dolore altrui per diventare ambasciatori di misericordia.

Gesù è sempre con noi, è sempre stato dalla nostra parte e sempre lo sarà. Non c'è lebbra, pregiudizio o regola che possa fermare il suo amore per noi. Al Signore, infatti, è più importante l'uomo che il suo peccato.

In tutto questo, Gesù ci vuole insegnare che per guadagnare i fratelli occorre non farci guidare dai  nostri pregiudizi, né tantomeno costringerli a farli passare per dogane di giudizi o di beneplaciti consensi di perdono, ma immedesimarsi nella loro situazione di marginalità e di bisogno per diventare come dice San Paolo imitatori di Cristo.

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