Vai ai contenuti

“Da ultimo mandò loro il proprio Figlio”

Religione > Sacra Scrittura > Riflessioni Varie sulla Parola > 18/05-28/12/2014


Riflessioni Varie sulla Parola


“Da ultimo mandò loro il proprio Figlio”


Sul Vangelo di Matteo (Mt 21,33-43)

5 Ottobre 2014

                                                                                                                                                 di Sac. Giuseppe Biamonte


Una meraviglia ai nostri occhi è l’opera realizzata da Dio nel corso della nostra storia. Questa meraviglia porta un nome ben preciso: Gesù Cristo, la pietra angolare di tutta la nostra esistenza.

Attraverso una semplice parabola, Gesù, ci narra la storia dell’Antico Testamento, dove vari profeti e servi furono mandati da Dio per convertire il popolo d’Israele, ma essi furono respinti e uccisi dalla gente. In essa anticipa la sua storia personale di Figlio, di servo fedele e ubbidiente alla volontà del Padre che subisce una morte ignominiosa frutto dell’invidia.

La sua storia di obbedienza e di martirio continua, oggi, nella comunità cristiana e passa attraverso la vita quotidiana dei credenti, dei santi e dei martiri che gridano al mondo con la loro vita e la loro morte, la verità di Cristo. Dio ha mandato sulla terra Suo Figlio che si è fatto servo dei servi e con la stessa fiducia del padrone della vigna continua a fidarsi e a ripeterci: «avranno rispetto per mio Figlio!».  Come si ha rispetto per Cristo?  Anzitutto riscoprendo il suo volto nei fratelli, avendo rispetto della vigna che è la Sua Chiesa e riconoscendo la sua vera natura: Lui è il Figlio di Dio.

L’errore dei contadini è comune a molti uomini. Essi vedono Gesù solo come "erede", detentore di ricchezze, di potere e sicurezze umane, e sono talmente accecati dall’invidia che non riescono a vedere il suo vero volto, il suo "ruolo" nella Chiesa quello di "servo". «Il Figlio dell'uomo, infatti, non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mt 10,45).

Noi avremo rispetto di Cristo e della Chiesa nella misura in cui scopriremo, invece, le loro uniche ricchezze e sicurezze che possiamo ereditare: l’amore, il perdono, la condivisione e la preghiera. Dio ci dona il Figlio, Lui è la nostra eredità, il Suo regno dentro di noi, chi lo scarta, scarta la vita, la salvezza e si auto condanna.

Davvero grande è l’amore di Dio e infinita la sua pazienza per noi. Egli si è fatto uomo per circondarci di cure.

La siepe con cui il Signore circonda la vigna della nostra vita sono gli affetti più cari, le amicizie autentiche che ci fanno stare bene, le preghiere che si presentano per noi, ma soprattutto l’abbraccio forte e misericordioso di Dio attraverso i sacramenti della Chiesa. E’ un Dio che non si stanca mai di lavorare continuamente per il nostro bene.

Dio scava nella nostra vita, la rende un contenitore disponibile ad accogliere i benefici della redenzione operata dal Figlio Gesù per mezzo del "torchio" della croce.
Nella santa messa, infatti, si raccolgono i frutti elargiti dal Figlio. Tra questi frutti riceviamo la pace di Dio che come dice San Paolo nella seconda lettura: «supera ogni intelligenza e custodisce i nostri cuori e le nostre menti».

.
.

...
info@famigliasannicodemo.it
Torna ai contenuti