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Indicativo e Imperativo della Storia della Salvezza: Stralci 16-29

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Indicativo e Imperativo della Storia della Salvezza
Stralci 16 - 29

Il Cammino della Salvezza - 1. La Fede


del sacerdote Tommaso Boca  
Questa immagine rappresenta l’ingresso nella visione beatifica di Dio, che si consegue attraverso la vittoria sul mondo del male; per ottenerla, durante la vita terrena bisogna vivere nell’amore in ogni circostanza, il che comporta necessariamente il peso della croce, cioè della sofferenza: così è stato per la vittoria di Cristo, e così avviene pure per noi, se viviamo in lui e con lui.
1. LA FEDE
Stralci dal n. 16 al n. 29
2. LA CONVERSIONE
Stralci dal n.    al n.
3. IL RICONOSCIMENTO
DELLA VOCAZIONE
Stralci dal n.    al n.
4. LA MISSIONE
Stralci dal n.    al n.

Il Cammino della Salvezza - 1. La Fede
Stralci 16 - 29

Nell’omonimo libro della Bibbia il profeta Isaia descrive la sua vocazione, che ha inizio con la visione della gloria di Dio, cioè con la percezione della presenza di Dio nello scorrere della propria vita, nella propria storia (cfr. Is 6,1-8). Non si tratta di una presenza muta, ma di una manifestazione che interpella e richiede una risposta iniziale da parte dell’uomo: si tratta della auto-rivelazione di Dio al singolo uomo, finalizzata all’offerta della salvezza.
Si tratta dell’offerta della salvezza soggettiva che, per l’universalità della salvezza oggettiva, deve essere e viene offerta a tutti gli uomini e ad ogni uomo, almeno una volta nel corso della sua vita. La risposta positiva dell’uomo a questa rivelazione, che in un certo qual modo – per quanto abbiamo detto – viene imposta e dunque percepita, è la fede che opera attraverso la carità.

Per una migliore comprensione di questa affermazione, possiamo ricorrere alla parabola evangelica del seminatore, in cui si parla di un seme che cade sulla strada, di uno che cade vicino alle siepi, di un altro vicino alle pietre e un altro ancora sul terreno buono. Mentre degli ultimi si dice che tutti producono lo stelo, soltanto del primo si dice che non attecchisce e viene mangiato dagli uccelli del cielo.
Gesù stesso spiega che il seme della auto-rivelazione di Dio, della salvezza offerta, non attecchisce perché c’è un rifiuto da parte dell’uomo (cfr. Lc 8,4-15): Dio rispetta la libertà dell’uomo; egli non ci può salvare senza la nostra collaborazione. Dunque, la fede è accoglienza di Dio che parla, è decisione libera della volontà dell’uomo di vivere secondo quanto ascoltato, e perciò di amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come se stessi.
L’accoglienza della Parola, secondo questa modalità, è già fede operante nella carità; le opere semplicemente manifesteranno quello che c’è nel cuore dell’uomo: «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda» (Lc 6,43-45).

La fede, nei Vangeli, trova un simbolo esplicativo nella guarigione del cieco, un simbolo che, nel caso di Bartimèo, viene spiegato anche all’interno del Vangelo stesso: «“Va’, la tua fede ti ha salvato”. E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada» (Mc 10,52). Qui la strada seguita non è semplicemente e solamente la sede stradale, ma è anche Gesù, che è via, verità e vita: colui che è stato cieco, ora vede non solo fisicamente ma anche spiritualmente.
Per vedere spiritualmente, oltre che dallo Spirito Santo, il cristiano deve farsi guidare dall’accettazione dell’insieme della rivelazione, il depositum fidei, ciò che costituisce la dimensione confessionale della fede. Ma questa accettazione, perché diventi operante nella nostra vita, deve essere vivificata dalla fiducia che tutto ciò che viene rivelato da Dio, e approfondito nella Chiesa, trova compimento; questo atteggiamento esprime la dimensione fiduciale della fede. 

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