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Indicativo e Imperativo della Storia della Salvezza: Stralci 01-15

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Indicativo e Imperativo della Storia della Salvezza
Stralci 01 - 15

Il Cammino della Salvezza - Introduzione


del sacerdote Tommaso Boca  
Questa immagine rappresenta l’ingresso nella visione beatifica di Dio, che si consegue attraverso la vittoria sul mondo del male; per ottenerla, durante la vita terrena bisogna vivere nell’amore in ogni circostanza, il che comporta necessariamente il peso della croce, cioè della sofferenza: così è stato per la vittoria di Cristo, e così avviene pure per noi, se viviamo in lui e con lui.
INTRODUZIONE
Stralci dal n. 01 al n. 15
2. LA CONVERSIONE
Stralci dal n.    al n.
3. IL RICONOSCIMENTO
DELLA VOCAZIONE
Stralci dal n.    al n.
4. LA MISSIONE
Stralci dal n.    al n.

Il Cammino della Salvezza - Introduzione.
Stralci 01 - 15

Ogni dono di Dio, ogni grazia ha un indicativo e un imperativo; il dono porta con sé, e in parte in sé, le indicazioni di ciò che bisogna fare – l’imperativo – non solo per poter usufruire dei vantaggi del dono, ma anche per farlo maturare fino alla sua pienezza. Quando parliamo del dono della salvezza, facciamo riferimento al dono più grande che Dio vuole elargire all’uomo, la cui esistenza è già un suo dono; si tratta del bene per antonomasia: quello di vivere nella felicità per sempre, nell’oggi e per l’eternità.
Ma per poter accogliere, conservare e far maturare questo dono lungo tutto il corso della nostra vita terrena, ci viene richiesto di collaborare liberamente e responsabilmente: bisogna seguire le indicazioni che egli ci dà, oltre alle indicazioni inscritte nel dono stesso. Così si legge nel libro del Deuteronomio: «Osserva e obbedisci a tutte queste cose che ti comando, perché sia sempre felice tu e i tuoi figli dopo di te, quando avrai fatto ciò che è bene e retto agli occhi del Signore, tuo Dio» (Dt 12,28); per avere la salvezza, per essere felici, bisogna conoscere e attuare l’indicazione del Signore.

La salvezza consiste innanzitutto nel vivere in comunione con Dio, durante il cammino terreno nella fede e dopo la morte corporale nella visione: «Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell'uomo, perché l'uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l'uomo e soltanto in Dio l'uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa» (CCC, 27a). La salvezza, però, non consiste soltanto nella comunione con Dio, consiste anche nella bontà delle altre relazioni che sono insite in tale comunione: la relazione dell’uomo con sé stesso, con gli altri uomini e con il creato.
All’indicativo della salvezza corrisponde l’imperativo della collaborazione da parte dell’uomo: dice Sant’Agostino che quel Dio che ci ha creato senza il nostro permesso, non ci può salvare senza la nostra collaborazione. Questo imperativo, in realtà, è costituito da tanti imperativi intermedi – che scaturiscono da altrettanti doni –, attraverso i quali il Signore ci porta all’imperativo finale.

Al termine della nostra vita terrena il Signore ci offre il dono della salvezza beatifica, e nello stesso tempo ci chiede di rimanere nell’amore verso di lui e verso gli uomini, nonostante la sofferenza della morte corporale: come risposta, noi dobbiamo continuare a fare la volontà di Dio e affidare la nostra vita nelle sue mani.
Come ha fatto Gesù che, mentre sta per morire, chiede il perdono dei suoi crocifissori e consegna la sua vita al Padre (cfr. Lc 23,33-46). Un simile atteggiamento si riscontra in Santo Stefano: «E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”. Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: “Signore, non imputare loro questo peccato”. Detto questo, morì» (At 7,59-60).  

Ogni cammino individuale di vocazione alla salvezza, presenta degli elementi costanti che risultano tra loro connessi, così da formare una struttura. Di seguito ne viene fatta la descrizione, attraverso il richiamo alla nascita e allo sviluppo della vocazione del profeta Isaia, che può ben essere assunta come paradigma della vocazione alla comunione con Dio del cristiano, dunque di ogni uomo, perché ogni uomo viene effettivamente chiamato a questa comunione.
Tale descrizione risulta divisa in quattro parti: nella prima parte si tratta della nascita della fede come risposta a Dio che si rivela, nella seconda e nella terza parte si parla della conversione, sentita come condizione per poter vivere alla presenza del Signore, e come base per conoscere e attuare la propria vocazione. Nell’ultima parte si tratta della missione, la quale non è altro che l’attuazione della propria vocazione; essa rappresenta la strada di maturazione dell’identità profonda e singolare di ogni persona, chiamata da Dio all’esistenza e a formarsi per l’eternità secondo la misura del dono ricevuto.

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