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Storia nuova

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Storia nuova

di Cristina Funaro.

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Il manto della statua della Madonna del Rosario ondeggiava al passo lento dei portantini. La processione passava in una delle vie secondarie della città; il traffico era comunque paralizzato, ma nessuno protestava. Nella folla radunatasi ai lati della strada, anche gli atei rimanevano immobili. Non si facevano il segno della croce e non tradivano nessuna emozione; fissavano il volto di quella statua antica persi dietro a strani dubbi che non avrebbero mai confessato.  Poggiata ad un vecchio portone, Silvia si stringeva in un maglione troppo largo. Non aveva più voglia di vivere e aspettava che passasse la statua, così l'avrebbe pregata di toglierla da questa vita. La infastidiva perfino l'aria che le entrava nel naso. Era stata in carcere per quindici anni, ora aveva estinto il suo debito con la giustizia terrena, ma,  tra le mura del penitenziario aveva lasciato i suoi affetti: le compagne e le suore, aveva imparato a ricamare, a pregare ed a volere bene.  Aveva realizzato che non era poi un essere così spregevole  perché c'era chi le dimostrava affetto e fiducia. La ribellione che aveva guidato la sua gioventù, portandola ad uccidere, si era estinta lasciando posto al rimorso ed ad una visione chiarissima dei suoi errori. Se i parenti della donna che aveva ucciso per gelosia, avessero potuto leggere nell'anima di Silvia tutto il dolore che vi albergava, le avrebbero certo concesso quel perdono che più volte ella stessa aveva domandato. Una volta fuori dal carce-

re a Silvia era toccato il disprezzo della gente e l'emarginazione. Si era preparata a questo, ma viverlo nella realtà era una tortura continua; paradossalmente le pareva che adesso,  da persona libera, stesse scontando la pena maggiore. E se ne stava dunque poggiata a quel vecchio portone, come una cosa  inutile. La banda suonava un brano che la riportò all'infanzia, al giorno della sua Prima Comunione. Aveva tanto desiderato fare la Prima Comunione, perché l'ottobre seguente avrebbe potuto fare parte delle Verginelle in occasione della festa del Rosario. La ditta Volpe, prestava alla parrocchia il camioncino per la processione. Ogni prima domenica di ottobre il camioncino veniva parcheggiato proprio sotto casa di Silvia e, nelle prime ore del pomeriggio,  le catechiste lo addobbavano con veli azzurri e bianchi e con i gigli rosa che di quei periodi nascono spontanei e profumatissimi  nei campi e che in alcune zone vengono chiamati per l'appunto "gigli della Madonna del Rosario". Sul camioncino venivano predisposte, attorno al basamento di legno per la statua, otto sedioline per altrettante Verginelle scelte tra le bambine che avevano fatto la Comunione a maggio.  
Silvia rivisse il suo desiderio infantile; ricordò quanto fosse bello e sontuoso il camioncino addobbato che percorreva le vie della città con la statua al centro e le bambine intorno ad essa, che da quel punto d'osservazione privilegiato, salutavano i genitori ed i parenti che si facevano trovare apposta per le strade e potevano osservare le cose dall'alto.
La statua avanzava ed era già vicina a Silvia; lei ricordò il dolore antico per non essere stata scelta tra le otto Verginelle l'ottobre seguente la Prima Comunione. Da lì forse era iniziata la sua ribellione, ma adesso nei pensieri c'era tanta confusione. Silvia alzò gli occhi e chiese alla Madonna di farla morire: "Basta che mi esaudisci… ti vengo pure dietro!" e si trovò un posto lungo una delle due file indiane che in genere si formano ai lati delle statue durante le processioni. Con quella richiesta nel cuore, rispondeva al Rosario e ogni tanto si passava la manica del maglione sotto al naso. Silvia non guardava nessuno, ma allo svoltare di una curva, non poté fare ameno di notare una vecchierella che piangendo e con le braccia aperte chiedeva qualcosa alla Vergine .  Quel viso triste la turbò molto al punto di farle dimenticare il suo dolore: Silvia senza accorgersene disse un'intera posta di Rosario affinché le preghiere di quella vecchietta fossero esaudite. Poi tornò al suo rimurginare, alle sue personali e giustificatissime lamentazioni, fino a quando vide su un marciapiede una giovane madre con i suoi due bambini, uno nel passeggino. La donna non aveva né capelli, né sopracciglie, chiari segni di un tumore in cura con la chemio.  Silvia  vergognandosi del fatto che stesse chiedendo per sé stessa la morte e constatando che c'era chi stava decisamente peggio, pregò la Vergine: "Falla guarire Signora…ha due bambini piccoli!" e sentì le lacrime salirle agli occhi e portarsi via l'inquietudine. Per tutto il resto della processione pregò per le persone che le capitavano sotto gli occhi,  persino per una sua nemica che intravide nella folla.
Quando la statua stava per entrare in chiesa, Silvia corse sull'altare e si mise a fianco del leggìo posto sulla destra; anche da bambina faceva così, poiché quello era un posto privilegiato per vedere la Vergine rientrare portata  di spalle verso il trono. Le piaceva tanto vedere ondeggiare i capelli sotto la corona.
Adesso si sentiva sollevata, i giudizi degli altri non le importavano più, era certa che l'anima della persona a cui aveva tolto la vita, l'avesse perdonata e stesse pregando per lei allo stesso modo in cui lei aveva pregato per gli altri nel tragitto della processione, mai più avrebbe avuto voglia di morire! Quando la statua era ormai vicina al trono Silvia si sentì chiamare da sotto il leggìo :"Signorì…signorì, dateci una mano..voi che siete magra, salite là sopra"  erano le donne della congrega che le chiedevano di salire sul trono per aiutare a riposizionare la Vergine. Con un balzo veloce Silvia fu sul trono, vide le cose dall'alto, come aveva desiderato da bambina. La Vergine di spalle fu posata all'altezza del trono, Silvia si rimboccò le maniche le cinse i fianchi avendo modo  di sentire la pesantezza del tessuto del manto e i grossi ricami di stelle urtarle le braccia. "Grazie Signora!" disse nel cuore e, per la prima volta dopo tanti anni, tornò a casa contenta…domani sarebbe stata una storia nuova.
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Famiglia Missionaria San Nicodemo

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14 Novembre 2010

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