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“Coraggio, sono io, non abbiate paura!”

Religione > Sacra Scrittura > Riflessioni Varie sulla Parola > 18/05-28/12/2014


Riflessioni Varie sulla Parola


“Coraggio, sono io, non abbiate paura!”

Sul Vangelo di Matteo (Mt 14,22-33)

10 Agosto 2014

                                                                                                                                                 di Sac. Giuseppe Biamonte

                       

Gesù si preoccupa della salute spirituale dei discepoli. Dopo una faticosa giornata in cui aveva sfamato migliaia di persone con il miracolo della moltiplicazione dei pani, Gesù, invita i suoi discepoli a salire su quella stessa barca che lo aveva trasportato in un luogo solitario a pregare.

Perché li costringe a salire sulla barca? Perché li vuole difendere da tre pericoli che possono allontanarli dalla preghiera e intaccare la loro fede: la vanagloria, la paura e il dubbio.

Troppe erano le tentazioni che sarebbero potuto sorgere nei suoi discepoli dopo l’evento della moltiplicazione dei pani: attese trionfalistiche e desideri di gloria. Gesù li vuole in disparte da tutto ciò.

L’evangelista Matteo non ci dice nulla di cosa parlassero i discepoli sulla barca. Certamente fu per tutti loro una notte lunga, una faticosa e agitata attraversata.

Comprensibili saranno state le paure affrontate da questi uomini: il buio della notte, il rischio di perdersi, l’ansia di remare per arrivare sani e salvi all’altra riva, il pericolo di affondare. Anche Gesù non dormì in quella notte. Lui pregava, li pensava, li presentava al Padre intercedendo per loro.

E, quando la notte sembrava ormai per finire, tanto da riuscire finalmente a vedere l’altra riva, gli apostoli sono raggiunti da un’altra prova: scambiano Gesù per un fantasma. Tutti gridano sconvolti dalla paura la stessa frase: «E’ un fantasma!». Meravigliosa è la risposta che Gesù rivolge: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Questa frase la rivolge a ciascuno di noi preso da mille preoccupazioni, alla Sua Chiesa minacciata da ogni forma di persecuzione e lotta. San Paolo scrive in proposito: «Siamo, infatti, tribolati da ogni parte, ma non schiacciati, siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù, si manifesti nel nostro corpo» (Cor  4,8-10).

L’apostolo Pietro dubita di Gesù: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Nel dubbio rivolge una richiesta buona, quella di andare verso di lui, ma osa, sempre nel dubbio, stabilire il modo per mettersi in cammino: camminare sulle acque.

Ciò succede anche a noi quando desideriamo seguire il Signore, ma poniamo delle condizioni per avere la prova della sua esistenza. Vogliamo un miracolo. Spetta al Signore, invece, trovare il modo per farci andare verso di Lui! Lui lo trova sempre. La paura è la causa del nostro dubitare, del nostro anteporre condizioni di fede, e, quindi del nostro affondare.

Quando Gesù sale sulla barca, il vento cessa di soffiare. Così avviene nella nostra vita. Quando riconosciamo il Signore e gli permettiamo di salire sulla barca della nostra vita, cessa ogni tempesta, si vince ogni paura e il coraggio diventa il nostro alleato.

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