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14 Luglio 2009

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Riflessione sul Vangelo del Giorno

14 Luglio 2009 - Martedì della XV Settimana

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,20-24)

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».


Riflessione su Mt 11,20-24

di Sac. Tommaso Boca



Dio rimprovera per amore, per ottenere la conversione, e quando l’uomo riconosce il suo peccato, egli mitiga o annulla il castigo annunciato. Un esempio del primo comportamento lo abbiamo quando mitiga il castigo di Acab  perché questi si pente di aver causato l’uccisione di Nabot di Izreel al fine di impossessarsi della sua vigna (cfr. 1 Re 1,21-29). Un esempio del secondo comportamento lo possiamo trovare nell’episodio della predicazione di Giona a Ninive: “Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece” (Gn 3,10).
Anche il cristiano, specialmente chi ha responsabilità familiari o comunitarie, deve rimproverare, per amore, con amore e a tempo opportuno, ma deve farlo. Anzi deve farlo non soltanto per amore verso la persona, ma per ubbidienza e dunque direttamente per amore di Dio, che avverte: “Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.  Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu ti sarai salvato” (Ez 3,18-20).
Alcune volte, a torto, si pensa che la salvezza, come  la condanna,  sia sempre della  medesima grandezza. Invece, come possiamo notare dalle parole di Gesù in questo brano del Vangelo, la condanna come la salvezza hanno diversi gradi. Esse sono in relazione alla vita che maturiamo sulla terra e a come è presente in noi al momento della nostra morte. Così e chiaro che ciascuno di noi, ad esempio riguardo alla santità, può esserlo più o meno, e questo è in relazione non soltanto alla nostra corrispondenza ma anche rispetto a quello che abbiamo ricevuto: “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più” (Lc 12,48b).
I miracoli, di cui si parla  in questo brano del Vangelo, così come la predicazione, la testimonianza di una vita sapiente, la testimonianza di una vita di verità, giustizia e carità, sono tutti dono di Dio e la loro misura determina pure il grado della nostra possibile santificazione così come, purtroppo, il grado della nostra condanna.

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