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“Quando Egli si sarà manifestato, noi saremo simili a Lui …”

Religione > Sacra Scrittura > Riflessioni Varie sulla Parola > 18/05-28/12/2014


Riflessioni Varie sulla Parola


“Quando Egli si sarà manifestato, noi saremo simili a Lui …”

Sul Vangelo di Matteo (Mt 5,1-12a)

1 Novembre 2014

                                                                                                                                                 di Sac. Giuseppe Biamonte


Oggi la Chiesa celebra la Solennità di tutti i Santi, di questi fratelli divenuti modelli di vita. Lo scopo di tale festa è di suscitare in noi il desiderio di cielo.

La liturgia della Parola ci apre uno scorcio di questo cielo per intravedere le realtà celesti e aiutarci a comprendere come la nostra vita è interamente orientata verso Dio. Il fine del nostro vivere sulla terra è prepararci a questo incontro.

Già fin da ora contempliamo la sua manifestazione che si realizza nel Figlio Gesù attraverso la Sua Parola. Il Vangelo è il Volto, la Voce del primo Beato: Gesù, il Figlio di Dio.

Chi ascolta e mette in pratica la Parola di Dio, è un beato, perché rigenerato, purificato, trasformato e reso simile a Lui. Questa Parola consola, arricchisce, sazia, perdona.

Le Beatitudini sono la "profezia" di Dio sulla nostra vita, il suo modo paterno di farci comprendere che abbiamo bisogno degli altri, che non ci si salva da soli, e che in un attimo possiamo guadagnare il cielo, la santità con la carità, oppure, perderlo, a causa dell’inerzia e dell’indifferenza. Le beatitudini sono occasioni, vie privilegiate per raggiungere la santità.

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno di Dio. Poveri siamo noi quando viviamo come i bambini, nella semplicità, senza nessuna sorta di pretesa, quando ci fidiamo, ci apriamo allo stupore della provvidenza e sappiamo dire grazie, permesso, scusa e perdono ai fratelli.

Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Ognuno di noi ha pianto nella vita, il pianto è un dono, uno scarico naturale del dolore interno che sfocia nelle lacrime. La nostra beatitudine nasce quando diventiamo, per il fratello o sorella che si trova in qualsiasi genere di dolore o di bisogno un amico, un dono, una benedizione, offrendo loro conforto e compassione. Anche noi possiamo avere bisogno di consolatori nella nostra vita.

Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Siamo uomini di mitezza quando siamo docili, umili, non ci lasciamo avvelenare dall’arroganza e non rispondiamo alle provocazioni altrui con la violenza, ma con la serenità nel volto, la dolcezza dei gesti, e la calma delle parole. La terra che erediteremo con tal esercizio è la pace interiore ed esteriore.

Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati. Questa fame e sete possono nascere dai grovigli della burocrazia, dalle attese dietro a interminabili code negli ospedali, da sentenze ingiuste, dalle calunnie, dai tradimenti. La sazietà può donarsi e riceversi con l’onestà, la serietà, la responsabilità e la competenza che ognuno comincerà a impiegare nel settore in cui opera.

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. La misericordia è la forma più elevata di compassione. Saremo misericordiosi e dunque beati, nella misura in cui avremo fatto noi per primo esperienza della misericordia di Dio, e siamo divenute persone propositive, di perdono e di benevolenza.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Un cuore puro indica una persona integrata, unificata interiormente e quindi capace di amare Dio e i fratelli con gesti di carità effettiva. Siamo uomini e donne dal cuore puro se i nostri occhi lasciano trasparire la verità di noi stessi, tutto il contrario dell’uomo doppio, che fuori è in un modo e dentro è un altro, come un sepolcro imbiancato.

Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio. Essere operatori di pace significa spargere attorno a noi la semente del perdono, divenire strumenti di mediazione, di comunione. San Francesco d’Assisi pregava dicendo: «Oh Signore, fai di me uno strumento della tua pace». Non possiamo farci promotori della pace se nel nostro cuore alberga il rancore, l’odio e la vendetta.

Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Sono quei beati la cui sensibilità li porta ad avvertire e a raccogliere la fame e la sete di giustizia dei fratelli e spendono tutte le loro forze per il perseguimento del bene comune, anche se questo gli comporta persecuzioni e sofferenze.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. L’ultima beatitudine fa da compendio a tutte le altre. Gesù indica la motivazione profonda che deve animare la missione del credente: agire unicamente ed esclusivamente "per la sua causa". Non ci deve essere altro interesse, la nostra ricompensa è il Signore, il Suo regno, l’essere chiamati figli di Dio.

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