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20 Luglio 2009

Religione > Sacra Scrittura > Meditazione della Parola > Riflessioni sul Vangelo del Giorno



Riflessione sul Vangelo del Giorno

20 Luglio 2009 - Lunedì della XVI Settimana

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 12,38-42)

In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno».
Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».


Riflessione su Mt 12,38-42

di Sac. Tommaso Boca



La fede è ragionevole, non razionale. È basata sulla fiducia e non sull’esperienza riguarda alla verità che bisogna riconoscere. Riguardo a Dio, poi, non sarebbe possibile neanche conoscerlo direttamente, perché in tal caso la nostra volontà verrebbe determinata e non ci sarebbe più spazio per il libero arbitrio.
Dunque, per noi uomini, chiamati a incontrare Dio e ad incontrarlo da persone che rimangono libere, l’unica strada è quella della fede, che però si deve porre come possibilità per colui che sinceramente cerca la verità. La fede, infatti,  è un livello della Verità, anzi il sommo livello della verità, una verità più certa della verità scientifica, che per essere tale deve essere falsificabile, cioè superabile.
La fede dunque si pone sul piano della fiducia, attraverso segni che riguardano sia l’oggetto della verità sia l’attendibilità di colui che la verità propone. Il segno, però, è un aiuto per colui che si trova nella ricerca della verità, mentre per colui che sta camminando sulla via del peccato amato, dunque sulla via del rifiuto consapevole, il segno diventa un’occasione d’indurimento del suo cuore, di inasprimento del suo rifiuto a voler credere.
Per quanto riguarda l’attendibilità di Gesù, come esempio evangelico, possiamo ricordare quello che Gesù risponde agli inviati di Giovanni che gli chiedono se lui sia il Messia: "Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete:  I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella,  e beato colui che non si scandalizza di me" (Gv 11, 4b-6).
Per quanto riguarda l’oggetto della fiducia, la verità proclamata, Gesù nel brano del Vangelo odierno propone tre segni: la sua Resurrezione, la sua Parola, la sua Sapienza.
La Resurrezione è un segno fondante della nostra fede. San Paolo dice che se Cristo non è risorto la nostra fede è vana, perché vorrebbe dire che Cristo non ha vinto la morte e dunque neanche il peccato, causa della morte (cfr. 1 Cor 15,14).
Il secondo segno è quello della sua Parola, della verità proclamata: Gesù è lo stesso Verbo di Dio che si è fatto carne, pieno di grazia e di verità (cfr. Gv 1,1-18 ). La sua predicazione ha la pienezza della Verità e dell’Amore  e dunque non può non essere accolta. Se c’è il rifiuto, è perché la persona sta camminando sulla via del rifiuto consapevole, se non in quella del rifiuto totalmente cosciente.
Il terzo segno proposto da Gesù è quello della sua sapienza, ricordiamo che lui stesso è la Sapienza di Dio incarnata. Per dare una descrizione della sapienza, della vera sapienza, della sapienza di Dio, riportiamo qui alcune parole di San Paolo: “E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio.  Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1 Cor 1,22-25).


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