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“Chiunque crede in Lui abbia la vita eterna …"

Religione > Sacra Scrittura > Riflessioni Varie sulla Parola > 18/05-28/12/2014


Riflessioni Varie sulla Parola


“Chiunque crede in Lui abbia la vita eterna …"

Sul Vangelo di Giovanni (Gv 3,13-17)

14 Settembre 2014

                                                                                                                                                 di Sac. Giuseppe Biamonte


Oggi in tutta la Chiesa si fa memoria dell’Esaltazione della Santa Croce.

La Croce è sapienza e potenza di Dio come ci ricorda San Paolo.
(Cor 1,18).

La sapienza della croce non deve essere intesa come l’intelligenza umana che cerca di spiegare ogni cosa ricorrendo all’uso della ragione, ma come amore divino portato fino all’estremo, come lettura del cuore di Dio. La croce parla e racconta ciò che Dio ha fatto nella storia e continua a fare per noi ogni giorno nel Figlio Gesù.  La croce è la memoria perenne del luogo su cui Dio ha dichiarato in eterno il suo amore fedele all’uomo.

Quando si parla della potenza della croce, essa, non va intesa come forza che distrugge, ma come verità che non delude: Dio è amore e vita. Sulla croce Cristo ama dello stesso amore del Padre, grida forte il suo perdono per noi, ed elargisce il dono dello Spirito Santo che santifica e vivifica l’universo intero. Questa è sapienza e potenza di Dio!

Dio ha esaltato il Figlio Gesù sul trono della croce, perché su di essa è divenuto mediatore tra Dio e gli uomini e con il suo sangue ci ha redento e ricondotti al Padre.

La croce è la via con cui Cristo, Colui che è disceso dal cielo, ha potuto comunicare agli uomini ciò appartiene a Dio: l’amore, l’umiltà, il perdono, la misericordia di Padre.

In Gesù ogni uomo trova il suo vero modello, la massima espressione di quello che può essere e diventare. Con Gesù, infatti, ogni uomo può diventare manifestazione d’amore.

Credere in Gesù Cristo Figlio di Dio significa tenere fermo lo sguardo sul crocefisso per contemplare il suo amore e le ferite sopportate per noi. Dalle sue piaghe siamo stati guariti (1Pt 2,24).

Credere nel Figlio dell’uomo significa, ancora, credere all’amore del Padre che ci comunica nel Figlio la vita. Quest’amore, infatti, non ci giudica, non ci condanna, ma ci rinnova e ci salva.

La croce è il modo "forte" di Dio con cui richiama l’uomo e gli concede il dono per fare pace con se stesso, con Dio e con gli uomini.

Ogni nostra vicenda contrassegnata dalla sofferenza della croce ci permette di maturare, crescere nella fede e convertirci.

Cristo Gesù è stato mandato nel mondo, a noi, non per portarci una croce, una sofferenza, ma per essere da Lui aiutati, consolati. Lui è "l’innalzato" di Dio che assume su di sé tutta la nostra sofferenza e, dalla croce, dal punto più alto dell’amore la porta al Padre.

Solo così si spiega il termine «bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo». Solo attraverso questa sua mediazione, ogni nostra sofferenza, riesce ad avere un senso su questa terra, una giustificazione, un termine di paragone.

Come il profeta Isaia anche noi possiamo dire di Cristo: «Uomo dei dolori che ben conosce il patire» (Isaia 53,3).

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