17 Febbraio 2023 - Video Riunione Pro Associazione Ecclesiale
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17 Febbraio 2023 - Video Riunione Pro Associazione Ecclesiale
Qui sopra potete vedere e ascoltare la video-riunione settimanale degli Aspiranti alla costituzione dell'Associazione Ecclesiale della Famiglia Missionaria San Nicodemo.
Tali riunioni hanno lo scopo, da una parte di conoscere e di confrontarsi con il Progetto Statutario dell'Associazione stessa, dall'altra hanno lo scopo di approfondire la conoscenza della vita cristiana attraverso la riflessione sulla Liturgia della Parola relativa alla domenica sucessiva alla data della riunione.
Tale riflessione prende il nome di "Il Messaggio della Domenica": ci si vuole riferire all'aspetto specifico della vita cristiana che, in ciascuna domenica, la Santa Chiesa propone all’ascolto e alla riflessione dei fedeli attraverso la scelta appropriata di brani della Sacra Scrittura.
La riflessione viene guidata dal sacerdote Tommaso Boca e viene realizzata con l'apporto dialogante di tutti i Partecipanti.
Qui di seguito vengono riportati i testi in base ai quali la riflessione stessa è stata realizzata. Essi sonon preceduti da una introduzione che spiega come si è addivenuti all'individuazione e alla formulazione de "Il Messaggio della Domenica".
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INTRODUZIONE A
“IL MESSAGGIO DELLA DOMENICA”
Il Vangelo della Domenica viene scelto dalla Santa Chiesa per proporre all’ascolto e alla riflessione dei fedeli un aspetto specifico del messaggio cristiano.
Questo aspetto viene focalizzato attraverso il Versetto al Vangelo nelle parti relazionate al Vangelo, viene sviluppato nel Vangelo e viene approfondito nella Prima Lettura.
Ne risulta che il Versetto al Vangelo è la chiave di lettura e la cerniera del Vangelo e della Prima Lettura.
Un arricchimento del messaggio si potrebbe ricavare dall’analisi del Salmo responsoriale, che viene scelto dalla Santa Chiesa per descrivere la risposta appropriata dell’uomo a Dio che parla attraverso la Prima Lettura.
E un ulteriore arricchimento si potrebbe ricavare dall’analisi della Seconda Lettura, la quale, talvolta, viene scelta dalla Santa Chiesa proprio perché rispecchia il messaggio specifico che vuole proporre ai fedeli; ma anche quando non ci fosse questo stretto legame, ci sarebbe comunque un arricchimento, poiché il significato di un’affermazione biblica – sempre – si comprende meglio alla luce delle altre.
Tuttavia, nell’elaborazione del Messaggio della Domenica, almeno in modo esplicito, si farà riferimento solo alla Prima Lettura, al Versetto al Vangelo e al Vangelo.
Più precisamente, per realizzare l’elaborato saranno presi in esame i testi integrali del Versetto al Vangelo e del Vangelo nonché il testo integrale o parziale della Prima Lettura: i testi del Versetto al Vangelo e della Prima Lettura saranno commentati nelle parti che sono in relazione all’aspetto specifico del Messaggio della Domenica, mentre il Vangelo sarà commentato in tutte le sue part
Pertanto, nella realizzazione del Messaggio della Domenica si procederà nel modo seguente.
Si comincerà dal testo del Versetto al Vangelo, commentandolo nelle parti che sono riprese nel Vangelo.
Successivamente si esaminerà e si commenterà il testo del Vangelo in tutte le sue parti.
Quindi si esaminerà e si commenterà la Prima Lettura, o un suo stralcio, nelle parti che approfondiscono la formulazione del Messaggio della Domenica che si vuole proporre.
Quindi si procederà alla formulazione del testo del Messaggio della Domenica; in esso confluiranno tutti i commenti di cui sopra, tranne quelli fatti al Vangelo nelle parti che non sono attinenti al Messaggio stesso.
Al termine della presentazione dell’elaborato, durante la quale i Partecipanti potranno già interagire, i Partecipanti stessi saranno invitati, con i loro interventi, ad arricchire e approfondire quanto è stato detto, sulla base delle “Tracce per la Risonanza”, qui di seguito riportate.
Tracce per la Risonanza
1. Indicazione di quello che mi ha particolarmente colpito.
2. Progressi avvertiti nel mio processo educativo:
a) sono stato informato su qualcosa che non sapevo;b) ho preso coscienza:
· di un mio modo di pensare sbagliato;· di un mio comportamento sbagliato;· di un attaccamento del mio cuore a qualcosa che è peccato.
3. Formulazione di domande:
a) al fine di capire meglio le letture proposte;b) al fine di chiarire alcuni aspetti della fede, in particolare quelli richiamati dalle letture stesse.
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DOMENICA 19 FEBBRAIO 2023
VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A
IL MESSAGGIO DELLA DOMENICA
1. La BASE DEL MESSAGGIO NEL Versetto al VANGELO
Prima Lettera di Giovanni 2,5
Chi osserva la parola di Gesù Cristo,
in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.Gesù è il Verbo del Padre, la Parola del Padre: Dio che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio (Ebrei 1,1-2a).
È in Gesù che abbiamo la pienezza e la definitività della rivelazione di Dio, anche se, sotto l’azione dello Spirito Santo, la Santa Chiesa è chiamata attraverso il suo Magistero, ad approfondire la portata e il senso delle verità rivelate, ad accogliere e ad annunciare la verità tutta intera: Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future (Giovanni 16,13).Sul monte della trasfigurazione di Gesù, monte che viene identificato con il Tabor, è lo stesso Dio Padre che ci chiede di ascoltare il Figlio suo.
Egli lo fa alla presenza dello Spirito Santo e dei rappresentanti dell’Antico Testamento (Mosè ed Elia) e di quelli del Nuovo Testamento (Pietro, Giacomo e Giovanni): Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: "Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!" (Marco 9,7). La nube è simbolo dello Spirito Santo (cfr. CCC 697).
In effetti Dio parla sempre attraverso il Figlio suo: i profeti riferiscono del Verbo, il Verbo riferisce di sé stesso; in ogni caso, anche quando parla attraverso i profeti, il Verbo dice sempre quello che il Padre vuole.
Dunque, bisogna ascoltare, cioè sentire, capire e fare quello che Gesù dice e il Padre vuole. E Gesù ci parla con la sua parola, con la sua vita e con le sue azioni; egli ci parla in modo sempre più chiaro attraverso la sua Chiesa. Egli parla a tutti e parla a ciascuno, perché egli vuole continuare ad agire nella storia in ogni uomo, con ogni uomo e attraverso ogni uomo.Chi ascolta la sua parola vive nell’amore, vive in un amore perfetto come perfetto è l’amore del Padre.
A questo riguardo dobbiamo specificare che esiste la perfezione di un vaso piccolo così come esiste la perfezione di un vaso grande. La nostra perfezione nell’amore è proporzionata alla grandezza del dono ricevuto, sicché c’è un amore più grande o meno grande, ma sempre perfetto, che è in proporzione sia alle circostanze, più o meno difficili in cui siamo chiamati ad operare, e sia ai doni che abbiamo ricevuto.
Il Signore Gesù vuole agire attraverso ogni uomo, e ciò avviene quando l’uomo riconosce che la sua vera libertà consiste nella libera adesione alla volontà di Dio, volontà che non è eteronoma ma si trova già nel cuore dell’uomo.
Si tratta della vocazione specifica di ogni uomo, la quale chiede di essere riconosciuta ed attuata, soprattutto e innanzi tutto per il bene dell’uomo portatore della vocazione stessa.
Il Signore, con la partecipazione libera e responsabile dell’uomo, vuole effettuare allo stesso tempo la realizzazione di quell’uomo nonché quelle azioni finalizzate a concorrere nel suo disegno universale di salvezza per tutti gli uomini.
2. LO SVILUPPO DEL MESSAGGIO NEL VANGELO
Matteo 5,38-48
Bisogna amare fino alla misura del dono ricevuto, anche se nella realtà si rimane sempre al di sotto di tale misura.
Matteo 5,38-42
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Dà a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Innanzi tutto, è da rilevare che Gesù porta a compimento la Rivelazione divina e che egli parla con un linguaggio iperbolico. Noi analizzeremo soltanto il primo caso concreto riferito da Gesù, ma la stessa analisi vale per tutti casi che da Gesù stesso vengono riferiti.
L’amore di Dio alla base dell’amore di noi stessi e dell’amore di noi stessi per l’amore del prossimo.
Matteo 5,43-48
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Il nucleo centrale del messaggio cristiano è quello di amare Dio e il prossimo come se stessi, e di amare come Gesù ha amato; dunque, anche fino a dare la vita, quando a questo si viene chiamati dalla volontà del Padre. Ma non solo, bisogna anche amare con la mitezza e l’umiltà di Gesù: “imparate da me che sono mite e umile di cuore (Matteo 5,29b).
Dunque, bisogna amare sempre ogni uomo, tuttavia bisogna ricordare che bisogna amare innanzi tutto il Signore e anche se stessi, e che l’amore più grande che possiamo avere per l’uomo è quello di operare per la sua salvezza eterna.
Bisogna sottolineare che noi istintivamente, naturalmente mettiamo al primo posto la nostra vita piuttosto che quella degli altri; perciò, anche il Signore ci ricorda di amare gli altri allo stesso modo in cui noi vorremmo che essi amassero noi: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa, infatti, è la Legge e i Profeti” (Matteo 7,12).
Tuttavia, molte volte si dimentica che alla base dell’amore degli altri c’è l’amore di sé stessi. Infatti, la Sacra Scrittura comanda di amare il prossimo come se stessi: “Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”.
Anche Gesù ha ribadito questo precetto: “Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso”.
Da questo comandamento i teologi traggono la conclusione che l’amore per sé stessi debba precedere quello del prossimo, essendone il sommo analogato o esemplare.
Sant’Agostino scrive: “Per prima cosa impara ad amare te stesso… Infatti, se non sai amare te stesso, come potrai amare veramente il prossimo?”.
E S. Tommaso: “L’amore con cui uno ama sé stesso è la forma e la radice dell’amicizia: infatti, l’amicizia che abbiamo verso gli altri consiste nel fatto che ci comportiamo verso di loro come verso noi stessi” (cfr. In che misura regolare il rapporto d’amore verso noi stessi e gli altri in questo mondo – Amici Domenicani ).
Ma innanzi tutto dobbiamo amare Dio, solo nell’amore di lui troviamo le motivazioni per amare gli altri e anche noi stessi.
3. L’ARRICCHIMENTO DELLA PRIMA LETTURA
Levitico 19,1-2.17-18
Il Signore parlò a Mosè e disse:
«Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo.
Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui.
Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”».
In questo brano viene evidenziato che dobbiamo perfezionarci nella santità, anche se questo avviene secondo la misura del dono ricevuto; nella pratica il perfezionamento raggiunge sempre un livello inferiore a quello che il Signore ci voleva concedere.
Questa lettura ci fa vedere che l’amore implica la correzione del fratello che pecca: l’amore non è né debolezza né un accontentare le richieste del prossimo senza tenere conto di ciò che giova al vero bene delle persone. Il non correggere ci fa diventare peccatori e degni di condanna.
E così può avvenire che l’altro si salvi prendendo coscienza del proprio peccato per altra via e ravvedendosi, mentre non salvarci saremo noi, che non l’abbiamo corretto.
Alla fine di questo brano si mette in rilevo che non si può mettere riparo all’ingiustizia con la vendetta e con il rancore.
4. FORMULAZIONE DEL MESSAGGIO
Alle regole che riguardano il minimum che ciascuno è tenuto a fare, Gesù sostituisce consigli di perfezione che tendono verso l’infinito: si tratta della carità eroica che essendo tale non si può dall’altro pretendere e noi siamo chiamati a realizzarla soltanto quando corrisponde alla volontà di Dio per noi; infatti, il capire che abbiamo il dovere di compiere una determinata azione comporta avere la luce e la forza del Signore, ed avere la maturità e i doni necessari per attuare una determinata azione.
Al riguardo, si pensi al fatto che non tutti ricevono il dono di essere martiri, che ulteriori doni di santità vengono concessi dal Signore a mano a mano che corrispondiamo ai doni precedenti e, ancora, che nessuno viene sottoposto dal Signore ad una prova che superi le sue forze.
Dunque, qui viene usato il linguaggio iperbolico: esso indica una direzione, in questo caso della carità crescente, ma non richiede l’attuazione del termine che viene usato per indicare la direzione stessa: ad esempio, viene usata l’espressione “un momento e torno” non in senso letterale ma per significare che stiamo per uscire e che ritorneremo in un tempo ragionevolmente breve.
Gesù stesso ci da questa spiegazione: infatti se da una parte, nel brano del Vangelo che stiamo analizzando, egli ci chiede di porgere l’altra guancia a colui che ci dà uno schiaffo (cfr. Marco 5,39), dall’altra, con il suo comportamento, Gesù ci insegna che questo gesto concreto non bisogna farlo e anzi bisogna difendersi, pur restando nell’amore: Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: "Così rispondi al sommo sacerdote?". Gli rispose Gesù: "Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?" (Giovanni 18,22-23).
Sulla legittima difesa.
Fatta questa premessa e specificando che in assoluto una persona può rinunciare, con un atto di carità eroica, a difendere la propria vita da un ingiusto aggressore, dalla Sacra Scrittura non viene negata la possibilità di difendersi sia collettivamente che personalmente. E questo perché questi versetti non vanno isolati dal resto della Sacra Scrittura.
San Tommaso, commentando il Vangelo di Matteo afferma che l’ingiuria è o particolare e privata, o pubblica.
Se l’ingiuria è pubblica, allora va respinta per comando del principe: «L’autorità è al servizio di Dio per la giusta condanna di chi fa il male» (Romani 13,4). Il respingere l’ingiuria pubblica è un obbligo, sia per l’autorità che per i sudditi.
Oppure può essere un’ingiuria particolare, e allora l’ingiuria può essere respinta in tre modi:
O impedendola, come San Paolo che mediante i soldati impedì le ingiurie dei Giudei (cfr. Atti degli Apostoli 23,1-35).
O riprendendola, come fece il Signore con chi gli aveva dato uno schiaffo (cfr. Giovanni 18,23), e così ciò è lecito a tutti.
Oppure viene respinta per una necessità cogente, come quando non si può evitare la lesione né con la fuga, né con qualche altro impedimento. E può essere respinta senza armi o con le armi e così è lecito. Oppure viene respinta con l’animo di vendicarsi o con desiderio di vendetta, e così ciò è proibito a tutti, ed è un precetto.
Al riguardo di quanto viene detto qui sopra, si veda la Prima Lettura e il commento relativo.
Dunque, è lecito respingere anche l’ingiuria personale oltre che quella pubblica e questo perché come la grazia non sopprime la natura, così la carità non sopprime la giustizia, che è la misura minima dell’amore.
Sicché, è una forma di carità impedire al prossimo di nuocere; gli si può diventare complici con un atteggiamento semplicemente rinunciatario e passivo.
Il resistere o il non resistere al male è in modo molteplice un precetto o un consiglio.
Dunque, nel difendersi dal male, è chiaro ciò che è lecito e quello che non lo è; ed è pertanto chiaro comprendere come il consiglio si innesti su ciò che è lecito ma non precetto. Dove c’è il precetto, sia in senso positivo che in senso negativo, il consiglio non si può innestare. Così, ad esempio, non si può rinunciare a difendere il proprio figlio da una persona che intenda fargli del male.
Per quanto qui sopra riportato si veda anche l’articolo di seguito indicato:
( Allontani da me il pensiero che Gesù chiedendo un comportamento passivamente complice non favorisca addirittura le azioni malvagie – Amici Domenicani ).
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