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“Vogliamo vedere Gesù”

Religione > Sacra Scrittura > Riflessioni Varie sulla Parola > 06/01-28/06/2015


Riflessioni Varie sulla Parola
“Vogliamo vedere Gesù”

Sul Vangelo di Giovanni (Gv 12,20-33)

22 Marzo 2015

                                                                                                                           di Sac. Giuseppe Biamonte


Nel cuore di ogni uomo c’è sempre l’anelito e il desiderio di Dio.

C’è una bellissima frase contenuta nel salmo ventisei che dice: «Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto».

E’ proprio di questo che l’uomo ha bisogno: di cercare il volto compassionevole di qualcuno, di cercare il volto di chi s’intenerisce della sua storia, della sua umanità, che s’intenerisce anche della sua debolezza.

Questo qualcuno, questo volto è Gesù.

Gli uomini greci di cui si parla nel vangelo cercavano Gesù, volevano vedere il suo volto.

Il loro cuore era stato raggiunto, toccato, e abbracciato dalla Sua Parola, da questa verità sanante.

Mentre salivano verso il tempio di Gerusalemme, Dio, cominciava già a istruire i loro cuori, a scrivere in essi una nuova legge, una nuova alleanza, ha imprimere nei loro cuori il Suo volto misericordioso.

La stessa bellissima avventura capitò un giorno a Zaccheo che cercava di vedere quale fosse Gesù, e, venne esaudito in questo suo forte desiderio.

Non sappiamo se i greci di cui ci parla l’evangelista Giovanni ebbero modo, poi, di incontrare Gesù, una cosa è certa: gli apostoli Filippo e Andrea gli parlarono di loro, gli espressero il desiderio, la preghiera profonda di questi uomini.

Il Signore si fa vedere e incontrare attraverso ciascuno di noi che siamo definiti da Lui “servitori”. “Dove sono io, là sarà anche il mio servitore”.

Siamo “servitori” del volto e della Parola di Cristo.

Siamo chiamati a “servire” il Signore presentando a Lui le necessità di ogni fratello, pregando per loro e prendendoci cura della loro salute spirituale.

Siamo chiamati a produrre frutti di grazia per i fratelli anche se questo “servizio” richiede un nostro “morire”.

L’apostolo Filippo non è stato precipitoso, non ha voluto operare da solo nel comunicare la preghiera dei greci a Gesù, ma ha voluto condividerla con Andrea e, poi, insieme si sono confrontati con Gesù.

Quanto abbiamo da imparare da Filippo come singoli cristiani, come gruppi, movimenti, associazioni che operano all'interno della Chiesa e della società.

Non è bello lavorare da soli, non si arriva da nessuna parte.

La condivisione è il seme che fa morire l’egoismo e la smania di protagonismo.

Essa, infatti, produce frutti di compartecipazione, intercessione, compassione e comunione.


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