Famiglia Missionaria San Nicodemo


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Statuto e Regolamento ICR

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Statuto e Regolamento
Istituto Clericale Religioso
(Progetto Statutario e Regolamento Provvisorio)
Stralcio


.







Sommario

Premessa
Progetto Statutario
Regolamento Provvisorio
Appendice


Statua di San Nicodemo Abate
seduto
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La statua é stata realizzata nella Locride intorno all'anno 2000. Si trova attualmente nella casa della Comunità Clericale Religiosa della Famiglia San Nicodemo a Nocera Terinese.




PREMESSA
per la Spiritualità della Famiglia Missionaria San Nicodemo

Si premettono qui alcune considerazioni di carattere teologico-ecclesiale, che fanno da sfondo e dunque aiutano a comprendere meglio la natura, la finalità, il carisma e l'apostolato della Famiglia San Nicodemo.
L'opera della Famiglia San Nicodemo, si muove in una piccola parte dell'unico vasto orizzonte di pensiero, parole e opere proprio della Santa Chiesa, orizzonte che mediante l'azione dello Spirito Santo diviene sempre più chiaro e profondo. Pertanto, la comprensione di quanto viene riportato in questo Statuto e nel relativo Regolamento, che rappresenta come una traccia, va fatta alla luce di quanto al riguardo e in generale viene insegnato, e sempre meglio conosciuto, dalla Santa Chiesa.
Concorre a focalizzare l'identità della Famiglia San Nicodemo l'insieme dei suoi Patroni, i quali vengono riportati alla fine di questa premessa, con la spiegazione dei motivi che hanno condotto alla loro scelta.
Viene messo in rilievo che, tra i Patroni principali della Famiglia, è stato inserito San Giovanni Battista, quale figura emblematica del carisma fondamentale della Famiglia stessa.




I
L'Opera della Salvezza

1 - Con la sua vita, morte e resurrezione, Gesù ha meritato la salvezza oggettiva di tutti gli uomini, di ogni luogo e di ogni tempo, ma per essere operante, essa deve essere accolta dal singolo uomo nella sua storia personale, in modo libero, consapevole e responsabile. La salvezza, dunque, non comincia soltanto nella vita futura, essa germoglia e si sviluppa nella nostra storia terrena, anche se non possiede ancora le caratteristiche della pienezza e della irreversibilità: c'è ancora la presenza del male e la salvezza potrebbe essere perduta.

2 - La salvezza è un'aspirazione di ogni uomo e Gesù viene incontro a questa aspirazione: egli vuole donare la salvezza ai ricchi e ai poveri, ai dotti e agli illetterati; però ogni uomo che voglia accogliere la salvezza deve riconoscere di essere piccolo e deve fare l'esperienza della fatica e della sofferenza.

3 - Sono piccoli coloro che sanno di non poter conoscere tutto, né di poter fare tutto, ma hanno capito ciò che è essenziale nella vita e questo può essere compreso anche quando si è poco intelligenti e poco colti. Essi riescono a comprendere che solo i valori trascendentali quali la verità, la giustizia, la libertà, l'amore rendono veramente felice l'uomo e, quasi sempre, riescono a percepire anche la presenza di Dio nell'armonia della creazione.

4 - Sono questi stessi uomini che, quando cercano di vivere i valori trascendentali che implicitamente o esplicitamente li legano alla comunione con Dio, diventano affaticati e oppressi: rifiutando ogni forma di male, si trovano continuamente nella situazione di lottare contro il male e contro gli uomini che sono asserviti al male. È la storia di tutti coloro che, da Abele fino ai giusti dei nostri giorni, hanno in Gesù di Nazareth la massima figura espressiva.

5 - E Gesù ci insegna come dobbiamo e possiamo vivere la nostra condizione di uomini che amano la verità e la giustizia, che come lui vogliono essere miti e umili di cuore: è necessario che noi viviamo in comunione con Lui.

6 - Così Gesù ci dona la sua sapienza, una sapienza che sorpassa ogni conoscenza (cf. E 3,19) e alla quale nessun uomo può resistere (cf. L 21,15). Ci dona pure la sua forza, che è superiore a quella di ogni altra creatura: quando, infatti, riconosciamo la nostra fragilità, anche noi, come San Paolo, possiamo rivestirci della potenza di Cristo (cf. 2 C 9-10). Ma soprattutto Gesù ci dona la gioia che deriva dalla comunione con lui, quella gioia piena, quella salvezza pienamente appagante che l'uomo sempre ricerca e mai può raggiungere se non in Dio (cf. J 15,11).

7 - La salvezza realizzata da Gesù, quando viene accolta, non solo ci riconcilia con Dio, ma anche con noi stessi, con i fratelli e con tutte le cose create. Essa passa sempre, direttamente o indirettamente, attraverso la Santa Chiesa, la quale ha ricevuto da Gesù stesso la missione di annunciare e offrire la salvezza a tutti gli uomini.



II
Volontà di Dio e Libertà dell'Uomo


1 - La vita è un dono per rispondere ad una chiamata, quella di Dio. Egli ci chiama a raggiungere dei traguardi, o meglio, attraverso dei traguardi intermedi egli ci chiama ad un traguardo: quello dell'amicizia eterna con Lui e con tutte le creature sante, nella pace, nella gioia e nella gloria del Paradiso.
2 - La vita stessa è una chiamata; prima di essere creati siamo infatti nella mente di Dio, che ci pensa tutti intelligenti e liberi, ognuno poi con determinate qualità, ognuno da essere inserito nella storia. Infatti, attraverso la creazione il Signore ci colloca in un certo luogo e in un certo momento, per realizzare attraverso la nostra libera corrispondenza la nostra salvezza e concorrere al suo disegno universale di salvezza; anzi, più collaboriamo a questo suo programma, più amiamo secondo la sua volontà, più saremo conformi al progetto di bene che Dio ha in mente per ciascuno di noi.
3 - C' è subito da dire che questa corrispondenza è libera: Dio che ci ha creati senza il nostro permesso, non ci può salvare se noi non collaboriamo. La salvezza, infatti, passa attraverso l'amore e non si può amare se non si è liberi. E siamo liberi nella misura in cui attuiamo la volontà di Dio. L'uomo è dotato di libero arbitrio e quindi può anche rifiutare di amare, rinchiudendosi nel suo egoismo e legandosi al suo modo di concepire il mondo, che sarà comunque sempre piccolo perché già mancherebbe la presenza di Dio che si può raggiungere solo nell'amore.
4 - Il libero arbitrio non è sinonimo di vera libertà, invece è soltanto ciò che permette a questa di attuarsi. Si è infatti veramente liberi quando uno può attuarsi secondo la verità del suo essere, cioè quando uno può attuare il suo desiderio più profondo che è quello di amare e di amare secondo le sue capacità, volgendosi verso quelle operazioni che, tra le possibili, di più lo attraggono.

5 - La volontà di Dio consiste proprio nel sostenere questa libertà dell'uomo, perché quello che Dio vuole è ciò che l'uomo veramente vuole, quando sia libero da ogni forma di condizionamento: la volontà di Dio è allo stesso tempo assolutamente vincolante (cf. Sollicitudo rei socialis, 38) e assolutamente liberante (cf. Veritatis splendor, 42).



III
Collaborazione all'Opera di Dio


1 - Ogni opera buona compiuta dall'uomo è sempre una operazione umana e divina, e, in essa, nella misura in cui esiste la giusta disposizione dell'uomo, si realizza un proporzionale avvicinamento ad una vera manifestazione dello Spirito, e quindi al compimento dell'opera di Dio attraverso l'opera dell'uomo: così accade, a titolo di esempio, nella preghiera.

2 - Nella preghiera, quando siamo in comunione con Gesù e come lui vogliamo fare la volontà del Padre, "lo Spirito Santo intercede per i credenti secondo i disegni di Dio" (R 8,27), e dunque la preghiera effettuata corrisponde, in proporzione alla docilità dell'orante allo Spirito Santo, ad una manifestazione di Dio che parla attraverso l'uomo: ciò in modo simile a quanto avviene nella Sacra Scrittura, nella quale, come sappiamo, la persona ispirata, liberamente, dice tutto e soltanto quello che Dio vuole.

3 - Pertanto, quando, con la preghiera nello Spirito Santo, domandiamo qualcosa al Signore, egli esaudisce la nostra richiesta perché essa si inserisce nel suo disegno universale di salvezza integrale per ogni uomo, la quale riguarda innanzi tutto la salvezza eterna dell'anima.

4 - Rovesciando il modo di esprimerci, possiamo dire che attraverso la preghiera, come anche attraverso ogni altra azione compiuta nello Spirito Santo, noi ci inseriamo sempre più perfettamente nel disegno di Dio, e diventiamo così suoi collaboratori, riguardo a tutto il bene che egli vuole realizzare a favore di tutti gli uomini e dunque anche di noi stessi.

5 - L'agire virtuoso non è solo e primariamente nostro: "E' Dio infatti che suscita in noi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni" (Ph 2,13). Così Giovanni Paolo II, parlando dell'impegno della Chiesa per lo sviluppo come dovere del suo ministero pastorale, lo indica come partecipazione al piano di Dio (cf. Sollicitudo rei socialis, 31).



IV
Conversione e Santificazione


1 - L'uomo è teneramente amato dal Signore, il quale, rispettandone la libertà, nella grazia dello Spirito Santo, lo chiama alla conversione e a raggiungere il grado di santità che ha ricevuto come dono: bisogna cercare di abbandonare ogni forma di male e di compiere tutto e soltanto quel bene che Dio si aspetta liberamente da noi.

2 - Mediante la fede e il Battesimo si ha la prima e fondamentale conversione dell'uomo, cioè la giustificazione, che implica la santificazione di tutto l'essere e dunque un cammino di conversione continua per tutta la vita (cf. CCE 1427 e seguenti).

3 - Il processo di santificazione non è mai totale, non solo rispetto a ciò che non si è ancora conosciuto o capito, ma anche rispetto all'osservanza o alla piena osservanza di ciò che abbiamo conosciuto o capito, e necessita di ininterrotte fasi successive che richiedono sempre il perdono e l'aiuto del Signore oltre alla collaborazione, innanzi tutto di fede, da parte dell'uomo.

4 - In tale processo "il dono primo e più necessario è la carità, con la quale amiamo Dio sopra ogni cosa e il prossimo per amore di lui. Ma perché la carità, come buon seme, cresca e nidifichi, ogni fedele deve ascoltare volentieri la parola di Dio e con l'aiuto della sua grazia compiere con le opere la sua volontà, partecipare frequentemente ai sacramenti, soprattutto all'eucaristia, e alle azioni liturgiche; applicarsi costantemente alla preghiera, all'abnegazione di se stesso, all'attivo servizio dei fratelli e all'esercizio di tutte le virtù" (Lumen gentium 42a).

5 - La santità é vocazione e condizione di salvezza per ogni uomo, in ogni stato di vita, in ogni età, in ogni condizione sociale, e modello di ogni santità è la persona del Verbo fatto carne, crocifisso e risorto, sempre docile alla volontà amorevole e liberante del Padre.

6 - Ogni uomo, pertanto, è chiamato a configurarsi a Cristo e a rivestirsi dei suoi sentimenti, come San Paolo, il quale, senza avere la pretesa di essere né giustificato né perfetto, pur essendo consapevole di non avere colpa alcuna (cf. Ph 3,12 e 1 C 4,4 ), così afferma: "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me" (G 2,20).



V
I Patroni della Famiglia San Nicodemo


1 - I Patroni principali dell'Istituto sono la Santissima Trinità, la Sacra Famiglia, San Nicodemo Abate, San Giovanni Battista e Santa Francesca Saverio Cabrini.

2 - La Santissima Trinità, adorata e glorificata, e la Sacra Famiglia vengono in particolare invocate in relazione al carattere familiare della Famiglia San Nicodemo; San Nicodemo Abate e San Giovanni Battista perché di essa sono: il primo l'ispiratore e il titolare, il secondo la figura emblematica del carisma fondamentale; Santa Francesca Saverio Cabrini perché è festeggiata nel giorno in cui si è aperta la prima casa della Famiglia stessa.

3 - Altri Santi Protettori sono per primi: San Michele Arcangelo, come aiuto nei bisogni e nelle azioni di sollievo spirituale; San Francesco d'Assisi e Santa Chiara, come protettori della comunione fraterna tra i membri della Famiglia San Nicodemo; i Santi Cosma e Damiano, in particolare come aiuto nei bisogni e nelle azioni di sollievo materiale, fisico e psichico.

4 - Quindi si annoverano: i Dodici Santi Apostoli e San Paolo Apostolo, come aiuto alla Famiglia, in quanto parte della Chiesa; San Francesco di Paola perché protettore della Regione Calabria dove nasce la Famiglia; Santa Monica, la Beata Laura Vicuña, San Francesco Saverio e San Leopoldo Mandic come aiuto nell'attività della Famiglia riguardanti, rispettivamente, la preghiera, la penitenza, l'annuncio missionario e la preparazione e amministrazione del Sacramento della Riconciliazione; Sant'Antonio di Padova, come sostegno ai membri della Famiglia per vivere la castità; Santa Alessandra di Amiso e San Tommaso d'Aquino, quali protettori delle persone che maggiormente hanno pensato la nascita, la natura e la finalità della Famiglia San Nicodemo.

5 - Dopo la Santissima Trinità, è proprio alla Madonna, Madre di Gesù e Sposa di San Giuseppe, Donna di Nazareth, che si vuole affidare, in modo speciale, la vita e l'opera della Famiglia San Nicodemo.

6 - La Madonna, Porta del Cielo e Madre della Chiesa, infatti, insieme alla Santissima Trinità, viene pure ricordata nel distintivo dell'Istituto, che riporta: la Scritta Famiglia San Nicodemo, una Croce, simbolo della Redenzione, un Triangolo, un Sole e una Colomba, simboli rispettivamente del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, nonché una Corona a dodici stelle, simbolo, appunto, della Madonna, Madre di Dio e Regina del Cielo e della Terra.






PROGETTO STATUTARIO




1
Erezione Canonica e Fondazione






2
Natura e Finalità


Art. 3 - § 1. La "Famiglia Missionaria San Nicodemo - Istituto Clericale Religioso", è una forma stabile di vita con la quale dei fedeli cattolici, laici e chierici, ricercano la propria santificazione, secondo la misura del dono ricevuto.
§ 2. Essi, nell'unione intima con Gesù, si propongono di testimoniare l'uguale dignità di ogni uomo e di vivere tra loro, un rapporto cristiano familiare, nel rispetto della singola persona, nella semplicità e nel mutuo sostegno, coscienti di essere inseriti nel circolo dell'amore interno ed esterno della Famiglia Trinitaria.
§ 3. La Famiglia Missionaria San Nicodemo, essa stessa salvata e sempre bisognosa di salvezza, volendo portare alla comunione Trinitaria ogni uomo, si pone al servizio della Redenzione, nella Chiesa e secondo la volontà di Dio.

Art. 4 - L'Istituto non ha scopo di lucro, ma, in atteggiamento di solidarietà, vuole agire per il bene comune di tutti gli uomini, lasciandosi "guidare da un'immagine integrale dell'uomo, che rispetti tutte le dimensioni del suo essere e subordini quelle materiali e istintive a quelle interiori e spirituali" (Centesimus annus, 36).

Art. 5 - § 1. Nella sua partecipazione all'opera pastorale della Chiesa, l'Istituto in particolare si vuole impegnare:
1° nell'evangelizzazione, evidenziando da una parte l'amore e la vicinanza salvifica del Signore e dall'altra la sua santità, e dunque la necessità per l'uomo di convertirsi;
2° nella preghiera e nella penitenza, offerte primariamente secondo la volontà di Dio e per la conversione dei peccatori;
3° nella promozione, nella preparazione e nell'amministrazione del sacramento della Confessione.
§ 2. Attraverso quest'ultima azione pastorale, si vuol fare affrontare convenientemente alla persona umana la sofferenza materiale, fisica, psichica e spirituale e, finalmente, rimuovere quella morale, in modo che essa possa vivere nella pace, nella serenità e nella gioia.

Art. 6 - L'Istituto vuole pure adoperarsi:
1° nel promuovere lo sviluppo del lavoro e di una vita sociale nella giustizia;
2° nell'individuare e sostenere le vocazioni di speciale consacrazione a Dio;
3° nel migliorare e diffondere il culto di San Nicodemo Abate.

Art. 7 - L'Istituto, inoltre, vuole interessarsi del bene integrale dei familiari stretti dei propri membri, anche assistendoli nei bisogni materiali urgenti.



3
Consacrazione Religiosa


Art. 8 - Vita Consacrata.
Lo stato di vita consacrata, che si realizza attraverso il rito della professione religiosa e si radica nel Battesimo, appare come uno dei modi di conoscere una più intima consacrazione a Dio. Nella vita consacrata, i fedeli di Cristo si propongono, sotto la mozione dello Spirito Santo, di seguire Cristo più da vicino, di donarsi a Dio amato sopra ogni cosa e, tendendo alla perfezione della carità a servizio del Regno, di significare e annunziare nella Chiesa la gloria del mondo futuro (cf. CCE 916).

Art. 9 - Professione Religiosa.
Con la professione religiosa il candidato, guidato e sostenuto dallo Spirito Santo, nella comunione con Cristo e alla sua sequela, nella ricerca e nell'attuazione della volontà del Padre, mediante il ministero della Chiesa, si consacra a Dio ed assume con voto pubblico l'obbligo di praticare i tre consigli evangelici di castità nel celibato, di povertà e di obbedienza, seguendo la Regola di questo Istituto, cioè il suo Statuto e il suo Regolamento.

Art. 10 - Devozione alla Madonna.
Nella stessa circostanza, il candidato si impegna formalmente a curare l'amore filiale verso la Madonna, via privilegiata per la fedeltà alla vocazione ricevuta e un aiuto efficacissimo per progredire in essa e viverla in pienezza (cf. Vita consecrata 28).

Art. 11 - Consigli Evangelici.
§ 1. - La perfezione della Legge nuova consiste essenzialmente nei comandamenti dell'amore di Dio e del prossimo: oltre ai precetti, essa comprende anche i consigli evangelici. I precetti mirano a rimuovere ciò che è incompatibile con la carità. I consigli si prefiggono di rimuovere ciò che, pur senza contrastare con la carità, può rappresentare un ostacolo per il suo sviluppo (cf. CCE 1973).
§ 2. - I consigli evangelici non vanno considerati come una negazione dei valori inerenti alla sessualità, al legittimo desiderio di disporre di beni materiali e di decidere autonomamente di sé. Essi, invece, pur affermando il valore dei beni creati, li relativizzano, additando Dio come il bene assoluto (cf. Vita consecrata 87).

Art. 12 - Castità nel celibato.
§ 1. - Il consiglio evangelico di castità assunto per il Regno dei cieli, che è segno della vita futura e fonte di una più ricca fecondità nel cuore indiviso, comporta l'obbligo della perfetta continenza nel celibato (cf. CIC 599).
§ 2. - La persona consacrata attesta che, in Cristo, l'uomo può trovare la forza della padronanza di sé e della disciplina necessarie per non cadere nella schiavitù dei sensi e degli istinti (cf. Vita consecrata 88).

Art. 13 - Povertà
§ 1. - Il consiglio evangelico della povertà, ad imitazione di Cristo che essendo ricco si è fatto povero per noi, ha innanzi tutto il significato di testimoniare Dio come vera ricchezza del cuore umano.
§ 2. - Inoltre, comporta una testimonianza evangelica di abnegazione e di sobrietà, aliena dalle ricchezze terrene, e di attenzione alle necessità del prossimo e dei poveri in particolare (cf. CIC 600 et Vita consecrata 90).
§ 3. - Per quanto riguarda le proprietà e le entrate finanziarie dei singoli Fratelli, si rimanda a quanto è previsto dal diritto comune nonché dagli artt. 64 et 65 del presente Statuto.

Art. 14 - Obbedienza
§ 1. - Il consiglio evangelico dell'obbedienza, accolto con spirito di fede e di amore per seguire Cristo obbediente fino alla morte, obbliga a sottomettere la volontà ai Superiori legittimi, quali rappresentanti di Dio, quando comandano secondo le proprie costituzioni (cf. CIC 601).
§ 2. - L' obbedienza che caratterizza la vita consacrata e che ripropone in modo particolarmente vivo l'obbedienza di Cristo al Padre, testimonia che non c'è contraddizione tra obbedienza e libertà: in effetti, l'atteggiamento del Figlio svela il mistero della libertà umana come cammino d'obbedienza alla volontà del Padre e il mistero dell'obbedienza come cammino di progressiva conquista della vera libertà (cf. Vita consecrata, 91).
§ 3. - L'obbedienza nella vita religiosa assume un particolare significato anche per la dimensione comunitaria che la caratterizza: nella fraternità, animata dallo Spirito, ciascuno intrattiene con l'altro un prezioso dialogo per scoprire la volontà del Padre, e tutti riconoscono in chi presiede l'espressione della paternità di Dio e l'esercizio dell'autorità ricevuta da Dio, a servizio del discernimento e della comunione.
§ 4. - Contro lo spirito di discordia e di divisione, autorità e obbedienza risplendono come un segno di quell'unica paternità che viene da Dio, della fraternità nata dallo Spirito, della libertà interiore di chi si fida di Dio nonostante i limiti umani di quanti Lo rappresentano (cf. Vita consacrata, 92).



4
Relazione con Dio


Art. 15 - Chiamata alla comunione Trinitaria.
§ 1. La relazione con Dio è il bene fondamentale di ogni uomo, infatti "il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell'uomo, perché l'uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l'uomo e soltanto in Dio l'uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa" (CCE 27a).
§ 2. L'uomo è dunque creato per vivere in comunione con Dio, più precisamente "con ognuna delle Persone divine, senza in alcun modo separarle. Chi rende gloria al Padre lo fa per il Figlio nello Spirito Santo; chi segue Cristo, lo fa perché il Padre lo attira e perché lo Spirito lo guida" (CCE 259c).
§ 3. Nella misura che, nella docilità allo Spirito Santo, ci uniamo alla Persona del Figlio unigenito, alla sua Umanità glorificata e in particolare alla sua volontà umana, il nostro agire sgorga insieme da noi e dallo stesso Spirito e si rivolge come espressione d'amore al Padre, non solamente per mezzo di Cristo, ma anche in lui (cf. CCE 2564, 2615 et 2673).
§ 4 E poiché la Santissima Trinità è consustanziale e indivisibile, la nostra azione di adorazione e di glorificazione del Padre, nello stesso tempo si rivolge al Figlio e al loro unico Santo Spirito (cf. CCE 2789).

Art. 16 - Unione con Dio nella Chiesa
§ 1. L'unione con Cristo unione si realizza concretamente nella Chiesa, suo Corpo mistico. La Chiesa è in Cristo come un sacramento, o segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano. Se la Chiesa è il sacramento dell'intima unione con Dio, tale è in Gesù Cristo, in cui questa stessa unione si attua come realtà salvifica.
§ 2. Tale è in Gesù Cristo per opera dello Spirito Santo. La pienezza della realtà salvifica, che è il Cristo nella storia, si diffonde in modo sacramentale nella potenza dello Spirito Paraclito. Dentro l'azione svolta dalla Chiesa nella storia della salvezza, inscritta nella storia dell'umanità, è presente e operante lo Spirito Santo (cf. Dominum et vivificantem 63-64).

Art. 17 - Cammino di perfezione.
§ 1. Tutti gli uomini sono chiamati alla santità, tutti sono chiamati dal Padre ad essere in tutto obbedienti alla sua volontà e ad essere conformi all'immagine del Figlio suo.
§ 2.Il Signore, nell'Antico Testamento, dice al suo popolo: "Sarete santi per me, poiché io, il Signore, sono santo" (Lv 20,26a) e Gesù nel Nuovo Testamento aggiunge: "Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48) e ancora "Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri" (J 13,34).
§ 3. È necessario pertanto fare continuamente un esercizio di umiltà, tanto rispetto alla comprensione quanto alla capacità di fare il bene, impegnandosi conseguentemente nella ricerca e nell'accoglienza della verità e della grazia.
§ 4. Inoltre, per imparare ad affrontare e ad accettare la croce nell'attuazione del bene e nel rifiuto del male, bisogna rafforzarsi mediante le opere di penitenza.
§ 5. L'unione sempre più intima con Cristo, e in lui, con la Santissima Trinità, comporta l'ascesi e la mortificazione, che gradatamente conducono a vivere nella pace e nella gioia delle beatitudini (cf. CCE 2014 et 2015).

Art. 18 - Grazia e Preghiera
§ 1. La ricerca della grazia avviene nella preghiera ma anche nelle stesse opere ben fatte: da queste, infatti, scaturisce una grande sicurezza nella fede (cf. 1 Tim 3,13).
§ 2. Preghiera e vita cristiana sono inseparabili, perché si tratta del medesimo amore e della medesima abnegazione, che scaturisce dall'amore. La medesima conformità filiale e piena d'amore al Disegno d'amore del Padre. La medesima unione trasformante nello Spirito Santo, che sempre più ci configura a Cristo Gesù. Il medesimo amore per tutti gli uomini, quell'amore con cui Gesù ci ha amati.
§ 3. Prega incessantemente colui che unisce la preghiera alle opere e le opere alla preghiera. Soltanto così noi possiamo ritenere realizzabile il principio di pregare incessantemente (cf. CCE 2745).



5
Persona e Comunità





6
Apostolato


Art. 26 - Termine dell'Apostolato.
§ 1. Partecipando all'opera pastorale della Chiesa, la Famiglia San Nicodemo vuole aiutare tutti gli uomini a maturare e a scoprire il rapporto personale con il Dio vivente, uno e trino, santo e misericordioso.
§ 2. In funzione di ciò, la Famiglia vuole aiutare ogni uomo a prendere coscienza della sua vocazione, anche attraverso l'inculturazione dei valori cristiani, e la diffusione e la proposizione comprensibile della verità evangelica.
§ 3. Per realizzare questo, anche quando il suo operare assume dimensioni generalizzate, la Famiglia si pone ultimamente al servizio dell'uomo concreto, chiamato a salvarsi nella sua storia, cioè nel suo luogo e nel suo tempo.

Art. 27 - Aiuti e Mezzi dell'Apostolato.
§ 1. L'Istituto Clericale Religioso della Famiglia Missionaria San Nicodemo, nello svolgimento delle sue opere di apostolato, si può avvalere della collaborazione dell'Istituto Religioso Femminile e dell'Associazione Ecclesiale della Famiglia stessa.
§ 2. Per sostenere e realizzare le sue finalità di apostolato, la Famiglia si avvarrà anche di pubblicazioni e dei mezzi di comunicazione sociale.
§ 3. Per poter svolgere al meglio le sue attività, l'Istituto conterà tra i suoi membri degli esperti in Teologia Morale, in Teologia Spirituale e in Psicologia, e potrà poter ricorrere, inoltre, ad altri Specialisti, interni od esterni alla Famiglia San Nicodemo.
§ 4. Soprattutto, essendo la Famiglia parte della Chiesa, mentre la serve fa affidamento sul suo aiuto per poter svolgere il suo apostolato.

Art. 28 - Apostolato della Preghiera e della Penitenza.
§ 1. Perché sulla terra si attui la salvezza e abbiano successo i tentativi degli uomini per realizzarla, è necessario il dono della grazia che viene da Dio (cf. annus, 59).
§ 2. Dunque la salvezza e la sua realizzazione sono frutto della grazia e questa grazia bisogna implorarla (cf. rei, 31), sia con la preghiera sia con l'offerta della penitenza (cf. gentes, 38).
§ 3. È soprattutto nella celebrazione e nell'adorazione dell'Eucarestia, fonte e culmine dell'evangelizzazione, che si può chiedere il dono della salvezza e delle energie per collaborare alla sua realizzazione, sull'esempio di Gesù Cristo che in tale sacramento dà la vita per i suoi amici (cf. rei, 49).
§ 4. I membri della Famiglia sono consapevoli di doversi impegnare, e lo faranno secondo le modalità previste nel Regolamento, alla preghiera e alla penitenza, tramite di grazia per la salvezza propria e quella dei fratelli.

Art. 29 - Attività a livello Diocesano.
§ 1. Nella consapevolezza di dover contribuire alla salvezza degli uomini in concreto, la Famiglia San Nicodemo si propone anche di avvicinarne alcuni nel loro territorio e per fare questo si pone al servizio della Chiesa Diocesana.
§ 2. I membri dell'IstitutoClericale Religioso della Famiglia San Nicodemo, possono essere presenti in una Diocesi con una o più comunità, e, quando è possibile, saranno aggregati in modo tale da poter guidare almeno una Parrocchia.
§ 3. Essi compiono una prima forma di apostolato attraverso la testimonianza della loro vita cristiana, nella forma di speciale consacrazione a Dio (cf.
Cor3,2).
§ 4. Inoltre offrono il loro impegno di preghiera e di penitenza, particolarmente per la salvezza degli abitanti della Diocesi in cui vivono.
§ 5. Ancora, nella misura che è possibile, l'Istituto vuole offrire, alle Parrocchie della stessa Diocesi, un sostegno qualificato riguardo all'evangelizzazione nonché alla preparazione e all'amministrazione del sacramento della Riconciliazione.
§ 6. Si propone, infine, di promuovere il culto di San Nicodemo, almeno in una Parrocchia di ciascuna Diocesi in cui l'Istituto stesso opererà.

Art. 30 - Apostolato rivolto alla Famiglia.
§ 1. Una specifica finalità di apostolato che l'Istituto vuole realizzare, è quella di contribuire allo sviluppo della famiglia come piccola chiesa e cellula fondamentale della società.
§ 2. All'uopo, l'Istituto si prende cura, per quanto è possibile, del bene integrale di tutti i familiari stretti dei suoi membri, anche assistendoli nei loro bisogni materiali urgenti ma interessandosi innanzi tutto del loro benessere morale e spirituale.
§ 3. Inoltre, nella sua attività di apostolato, si propone di diffondere fra i fedeli un similare atteggiamento di cura verso i loro familiari.

31 - Attività a livello Interdiocesano.
§ 1. A livello Interdiocesano, eventualmente in collaborazione con la corrispondente Comunità religiosa femminile, si costituiranno dei Centri per accogliere giovani in ricerca vocazionale, altri per ritiri spirituali, altri ancora per l'assistenza delle persone anziane o ammalate, che siano religiosi o religiose della stessa Famiglia San Nicodemo o loro stretti familiari.
§ 2. In tali centri di assistenza, per quanto è possibile, si potranno accogliere altre persone, innanzi tutto gli appartenenti all'Associazione Ecclesiale della Famiglia San Nicodemo e i loro stretti familiari, nonché i simpatizzanti, i benefattori e i collaboratori della Famiglia stessa.

Art. 32 - Attività lavorativa come Apostolato.
§ 1. La promozione della giustizia contribuisce all'elevazione morale della società e della famiglia in particolare, e diventa, così, luce di verità e possibilità di arrivare a conoscere e ad amare la verità assoluta che è Cristo.
§ 2. All'uopo l'IstitutoClericale Religioso della Famiglia San Nicodemo, dove è possibile, promuove la nascita di qualche Attività lavorativa, al fine di alleviare il problema della disoccupazione, e insieme possibilmente altri problemi sociali, oltre che creare un'opportunità di lavoro per i Fratelli dell'Istituto stesso.
§ 3. Alcuni di essi, infatti, come impegno principale di apostolato possono svolgere un'Attività lavorativa, anche esterna rispetto al domicilio della comunità, annunciando l'amore salvifico di Dio e la sua santità, con l'amore verso il prossimo e la fedeltà all'imperativo morale.



7
Formazione






8
Adesione e Separazione


Art. 55 - Ammissione temporanea all'Istituto.
§ 1. Per essere accolti nell'Istituto Clericale Religioso della Famiglia Missionaria San Nicodemo, è necessario aver compiuto i sedici anni di età ed, inoltre, avere una buona salute, adeguato carattere e sufficienti qualità di maturità per assumere il genere di vita proprio dell'Istituto stesso: le persone accolte diventano membri ordinari, ovvero membri non effettivi, dell'Istituto e rimangono tali per tutto il tempo del Probandato e del Noviziato
§ 2. È pure possibile accogliere in case della Comunità dei ragazzi di età inferiore ai sedici anni, che vogliono diventare Fratelli, ma fino a quando non raggiungono il sedicesimo anno di età essi rivestono lo di semplici studenti.
§ 3. Per essere ammessi al Noviziato, bisogna aver compiuto i diciassette anni. Il Noviziato di cui al 648 del Codice Canonico, ha la durata di un anno. Al termine il candidato o lascia l'Istituto o, se giudicato idoneo, nel corso di un rito religioso emette la Professione, assume formalmente gli impegni previsti dallo Statuto e dal Regolamento e viene ammesso, in maniera temporanea, tra i membri effettivi dell'Istituto stesso.

Art. 56 - Ammissione definitiva all'Istituto.
§ 1. I membri effettivi si distinguono in membri effettivi di aggregazione temporanea e membri effettivi di aggregazione definitiva.
§ 2. Chi inizia la vita di appartenenza effettiva alla Famiglia, deve trascorrere un tempo di aggregazione temporanea della durata, ordinariamente, di cinque anni e al termine il membro giudicato idoneo viene ammesso all'aggregazione definitiva.
§ 3. Il Fondatore, in quanto tale, ha la qualità di membro effettivo di aggregazione definitiva.

Art. 57 - Responsabili dell'ammissione e della formazione.
§ 1. Demandato all'accoglienza di chi chiede di entrare nel Probandato e nel Noviziato è il Superiore Maggiore.
§ 2. Il Superiore Maggiore, nomina per la formazione dei Probandi e dei Novizi alcuni Responsabili, i quali, con l'eventuale collaborazione di altri Educatori, cureranno tale formazione in perfetto accordo con lo stesso Superiore Maggiore.
§ 3. Al termine di ognuno dei due periodi di preparazione e di prova, l'interessato potrà fare domanda scritta di ammissione, rispettivamente, al Noviziato o fra i membri effettivi dell'Istituto, al Superiore Maggiore che la potrà accogliere, nel secondo caso udito il suo Consiglio Direttivo.
§ 4. Quest'ultima procedura deve essere pure adottata quando, annualmente, devono essere rinnovati i voti prima di quelli che si riferiscono all'aggregazione definitiva.
§ 5. Per essere ammessi all'aggregazione definitiva, sempre di seguito a domanda scritta, l'interessato dovrà mostrare di aver sufficientemente assimilato, spiritualmente e pastoralmente, il carisma dell'Istituto: demandato ad accogliere la richiesta è il Padre Generale udito il suo Consiglio Direttivo.
58 - Per l'uscita di un membro effettivo dall'Istituto, si procederà per come previsto dal vigente Codice Canonico (cf. 686-704)



9
Rapporti con gli altri Rami della Famiglia San Nicodemo


Art. 59 § 1. L'Istituto si impegna a svolgere le sue attività di apostolato, nel massimo accordo possibile, con il corrispondente Istituto Religioso Femminile della Famiglia San Nicodemo.
§ 2. Si impegna altresì a instaurare, con lo stesso Istituto Femminile, un rapporto di aiuto reciproco in ogni altro campo della vita e dell'attività comunitaria, compreso quello economico.
§ 3. Si cercherà inoltre di realizzare, sempre con lo stesso Istituto Femminile, dei momenti di vita in comune, ad esempio nella preghiera e nella consumazione dei pasti.
§ 4. - 1° All'uopo, il Padre Generale fa parte, anche se non ha diritto di voto, del Consiglio Direttivo e del Capitolo Generale del corrispondente Istituto Religioso Femminile della Famiglia San Nicodemo;
° lo stesso Padre Generale potrà farsi sostituire in tali riunioni da un suo Confratello delegato, che faccia parte del suo Consiglio Direttivo;
° il detto Padre Generale - o il suo Delegato - potrà partecipare alle riunioni del Consiglio Direttivo e dell'Assemblea in argomento, con l'assistenza di un Confratello.
§ 5. In modo analogo la Madre Generale dell'Istituto Religioso Femminile della Famiglia San Nicodemo, fa parte del Consiglio Direttivo e del Capitolo Generale dell'Istituto Clericale della Famiglia San Nicodemo.

Art. 60 - § 1. L'Istituto svolge le sue attività di apostolato anche con la collaborazione dell'Associazione Ecclesiale della Famiglia San Nicodemo.
§ 2. Il Padre Generale è responsabile ultimo dell'associazione “Famiglia Missionaria San Nicodemo - Associazione Ecclesiale”.
§ 3. Il Padre Generale, che può agire anche attraverso un suo Delegato, deve seguire con la massima attenzione lo svolgersi della vita e dell'attività del predetto Istituto e deve approvarne i momenti salienti; in particolare deve approvare:
° la decisione di ammettere tra i membri effettivi di aggregazione definitiva dell'Associazione, e quella di avviare la procedura per l'espulsione di tali membri;
° la decisione di avviare la procedura per destituire un Consigliere o il Moderatore Generale;
° la relazione annuale sull'andamento generale della vita dell'Associazione, nonché il bilancio economico annuale, preventivo e consuntivo;
° la decisione di modificare lo Statuto o il Regolamento.
§ 4. I membri maschili dell'Associazione Ecclesiale della Famiglia San Nicodemo, possono condividere temporaneamente la vita comunitaria dell'Istituto Clericale, quando ciò fosse necessario, in specie per l'attuazione di qualche specifica attività dell'Istituto stesso.
§ 5. I membri femminili della stessa Associazione Ecclesiale possono condividere alcuni momenti della vita comunitaria dell'Istituto Religioso Clericale, ad esempio nella preghiera e nella consumazione dei pasti.



10
Governo dell'Istituto








11
Patrimonio e Mezzi finanziari








12
Specificazioni su Statuto e Regolamento


Art. 66 - § 1. Al presente Statuto viene allegato il relativo Regolamento di applicazione.
§ 2. Tutti i membri dell'Istituto devono non solo osservare integralmente e con fedeltà i consigli evangelici, ma anche vivere secondo quanto previsto dai predetti Statuto e Regolamento, e in tal modo tendere alla perfezione del proprio stato.
§ 3. Per esplicitare o rendere operativo quanto viene stabilito nel Regolamento e nello Statuto dell'Istituto, saranno emanate dalla Direzione Generale delle Disposizioni.
§ 4. Esse avranno lo stesso valore obbligante dei suddetti Statuto e Regolamento e non potranno mai essere in contrasto con gli stessi.
67 - § 1. Ogni modifica dello Statuto e del Regolamento, può avvenire solo mediante l'esplicita manifestazione di volontà del Fondatore nonché l'approvazione, a maggioranza dei due terzi degli aventi diritto al voto, da parte del Capitolo Generale.
§ 2. Venendo a mancare il Fondatore, ogni modifica dello Statuto e del Regolamento deve avvenire conservandone lo spirito e salvaguardando l'omogeneità rispetto a quelli della “Famiglia Missionaria San Nicodemo - Istituto Religioso Femminile”e a quelli della “Famiglia Missionaria San Nicodemo - Associazione Ecclesiale”.
§ 3. Ogni modifica deve essere approvata dalla competente Autorità Ecclesiastica.




13
NormeTransitorie e Finali


Art. 39 - § 1. Affinché possano svolgersi regolari elezioni degli organi statutari, è necessario che nell'Istituto ci siano almeno cinque membri effettivi di aggregazione definitiva.
§ 2. Fino a quella data il Fondatore, nella qualità di Padre Generale, guiderà da solo l'Istituto, anche se può avvalersi della collaborazione di alcuni Fratelli da lui liberamente scelti ed incaricati delle funzioni da svolgere.
§ 3. Nel caso di cessazione del Fondatore, fino a quando non si svolgeranno regolari elezioni, le funzioni di Padre Generale saranno svolte dal membro effettivo di aggregazione definitiva o in mancanza di aggregazione temporanea, con la maggiore anzianità continuata.
§ 4. Nell'assegnazione di questo incarico bisogna però dare la precedenza al membro effettivo che sia sacerdote, anche quando non sia di aggregazione definitiva o il più anziano.
§ 5. Fino a quando non si svolgeranno regolari elezioni, il Fondatore o il facente le funzioni di Padre Generale,dovrà consultare i membri effettivi, possibilmente tutti insieme, anche per mezzo di loro delegati, almeno una volta all'anno.

Art. 40 - Per quanto non contemplato nel presente Statuto, valgono le norme del Diritto Canonico e delle leggi civili in quanto applicabili agli istituti religiosi.





REGOLAMENTO PROVVISORIO




1
Specifiche formative





2
Preghiera e Studio - Lavoro e Riposo


Art. 5 - § 1. Di seguito si precisano le modalità di utilizzo del tempo giornaliero.
§ 2. Quanto viene stabilito, tenendo conto delle stagioni nonché delle locali esigenze climatiche e di apostolato come di lavoro, può essere variato, conservandone lo spirito.
§ 3. Le variazioni, possono riguardare tutti come i singoli giorni della settimana e tutte le parti dell'orario giornaliero, lasciando, però, inalterata la quantità di tempo continuato riservata al Silenzio comunitario.
§ 4. L'orario effettivo giornaliero, come l'orario e la data degli altri impegni comunitari a carattere settimanale, mensile o straordinario, verranno stabiliti a tempo debito dall'Autorità competente.

Art. 6 - Orario giornaliero feriale:
Ore 6.00: Levata, Tempo libero.
Ore 7.00: Lodi, Preghiera della Famiglia, Santa Messa,
………………. Colazione e Tempo libero.
Ore 8.30: Attività lavorativa.
Ore 12.30: Tempo libero.
Ore 13.00: Angelus, Pranzo e Tempo libero.
Ore 15.30: Attività lavorativa.
Ore 17.30: Tempo libero, Attività spirituale,
………………. Vespri e Preghiera della Famiglia.
Ore 20.00: Cena, Tempo libero o Attività comunitaria.
Ore 23.00: Silenzio comunitario.

Art. 7 - Orario giornaliero domenicale e festivo:
Ore 6.30: Levata, Tempo libero,
Ore 7.30: Lodi, Preghiera della Famiglia, Santa Messa,
………………. Colazione e Tempo libero.
Ore 9.30: Attività comunitaria.
Ore 12.30: Tempo libero.
Ore 13.00: Angelus, Pranzo e Tempo libero.
Ore 19.30: Vespri, Preghiera della Famiglia e Tempo libero.
Ore 20.00: Cena e Tempo libero.
Ore 23.00: Silenzio comunitario.

Art. 8 - Precisazioni sull'Orario giornaliero.
§ 1. Il Tempo libero va anche utilizzato per lo studio e la preghiera, nonché per lo svolgimento di qualche servizio comunitario di breve durata o a carattere saltuario.
§ 2. Nei giorni feriali della settimana, l'Attività spirituale prevede alternativamente: Catechesi Biblica, Adorazione Eucaristica, Preghiera spontanea, Santo Rosario, Insegnamento, Meditazione personale.
§ 3. Le singole Attività spirituali devono avere la durata di almeno mezzora e possono essere temporaneamente sospese nonché sostituite dalle altre o da qualcuna similare.
§ 4. Tutte le Attività spirituali possono aver luogo anche in un contesto non strettamente comunitario: in tal caso, quando non sia possibile unificare le Lodi con la Santa Messa e l'Attività spirituale di rotazione con i Vespri, e sia difficile celebrare le Lodi e i Vespri in un contesto comunitario, queste ultime preghiere verranno effettuate individualmente.
§ 5. La Preghiera della Famiglia, in una delle sue forme, in modo obbligatorio va recitata soltanto accanto alle Lodi e ai Vespri, che vengano effettuati in un contesto strettamente comunitario.

9 - Specificazioni sul Silenzio comunitario e sul Riposo.
§ 1. Il periodo di Silenzio comunitario viene considerato come Tempo libero.
§ 2. Si tenga però conto che, in tale periodo, bisogna dedicare al Riposo un tempo congruo e bisogna cercare di evitare ogni rumore.

10 - Specificazioni sulle Attività lavorative e gli Studi.
§ 1. Quando le Attività lavorative non vengono svolte entro l'arco di tempo indicato nell'Orario giornaliero, si viene esentati dall'osservanza dei concomitanti impegni comunitari.
§ 2. Sono equiparati all'Attività lavorativa le opere di apostolato, i servizi in genere nonché lo studio e la preghiera, che siano svolti per conto della Comunità.
§ 3. Oltre che conoscere la Regola dell'Istituto, ogni membro dovrà ricercare la progressiva conoscenza di un Catechismo, della Bibbia e di un documento ecclesiale sulla Vita Consacrata.

11 - Specificazioni sulla Preghiera.
§ 1. Tenendo conto pure delle preghiere fatte in comune, ogni membro, nell'arco della giornata, ordinariamente, deve: partecipare alla Santa Messa; celebrare l'Ufficio delle Letture, le Lodi, un'Ora Media, i Vespri e la Compieta; recitare l'Angelus (o la Regina caeli) e una Preghiera prima e dopo i pasti; fare una breve Meditazione, con un accento particolare sulla morte corporale.
§ 2. Inoltre, specialmente quando si può osservare l'orario giornaliero previsto dal Regolamento, bisogna recitare il Santo Rosario.
§ 3. Quando ci sono impedimenti, si cerchi almeno di celebrare Lodi e Vespri, oltre che recitare una Preghiera quando si incomincia la giornata, prima e dopo i pasti, e prima di andare a dormire.

12 - Soccorsi spirituali.membro dell'Istituto viene vivamente esortato, oltre che a confessarsi almeno una volta al mese, a farsi consigliare, quando occorre, da un Padre Spirituale facilmente reperibile, e a saper ricorrere all'aiuto, in ogni cosa, dell'Autorità comunitaria.

13 - Incombenze settimanali e mensili.
§ 1. Un giorno la settimana, dopo cena, si farà comunitariamente un'ora di attività spirituale, ordinariamente di Adorazione Eucaristica.
§ 2. Una volta al mese, ci sarà un ritiro spirituale della durata di almeno tre ore: si svolgerà a livello comunitario o a livello individuale, normalmente in modo alternato.
§ 3. Mensilmente dovrà pure effettuarsi un breve incontro di programmazione e verifica, riguardo la vita della comunità locale.
§ 4. In alcuni mesi dell'anno, ciascuna di queste incombenze potrà essere sospesa, secondo l'indicazione dell'Autorità comunitaria competente.

14 - Sulle Ferie e sulle Incombenze annuali.
§ 1. Ogni Fratello nel corso di ogni anno dovrà godere di un mese di permesso per le Ferie. In casi particolari - ad esempio il desiderio di trascorrere le ferie in famiglia, che vivesse in un luogo molto distante dalla sua sede - può essere consentita la cumulazione, ma mai oltre i due mesi.
§ 2. L'Istituto farà di tutto per rendere economicamente possibili le ferie in famiglia, almeno una volta ogni tre anni.
§ 3. Ogni Fratello dovrà prendere parte, nel corso dell'anno, alle riunioni comunitarie nonché alle attività di formazione disposte da parte dell'Autorità comunitaria competente.
§ 4. Ogni Fratello, inoltre, dovrà partecipare, una volta all'anno, ad un Corso di Esercizi Spirituali disposto dall'Autorità comunitaria competente.



3
Opere di penitenza


Art. 15 - La Santa Madre Chiesa nel Codice Canonico (can.1249 e seguenti) ricorda che fedeli di Cristo, per legge divina, ciascuno secondo la propria condizione, hanno l'obbligo di fare penitenza al fine di compiere con maggiore fedeltà il proprio dovere.

16 - Nei limiti e nella salvaguardia di quanto viene affermato dalla Chiesa, questo Istituto stabilisce per i propri iscritti, riguardo alle opere di penitenza, quanto segue.

17 - § 1. Ogni Venerdì dell'anno, si farà digiuno e astinenza così come la Chiesa stabilisce per il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo.
§ 2. Si farà digiuno e astinenza come sopra anche in tutti i Martedì e i Mercoledì di Quaresima.
§ 3. Tutti i Martedì, i Mercoledì e i Venerdì dell'anno, si farà astinenza e durante i pasti non si potranno consumare bevande alcoliche, mentre tra i pasti si potrà consumare solo acqua.
§ 4. Il regime di penitenza aggiuntivo, stabilito dall'Istituto, viene sospeso nei giorni di esenzione dal digiuno stabilito dalla Santa Chiesa, nelle festività civili e religiose e, inoltre, nelle ricorrenze e circostanze che saranno indicate dall'Istituto stesso.

18 - § 1. Ogni Aderente, come entra a far parte della Famiglia, dovrà sciogliere i legami a precedenti voti e promesse e dichiarerà, liberamente, che ulteriori promesse o voti non lo obbligheranno in coscienza né potranno essere attuati, se non verranno autorizzati dalla competente Autorità comunitaria.
§ 2. Non saranno comunque autorizzati o richiesti gesti penitenziali che potrebbero ridurre la libertà della persona.
§ 3. Chi ottiene di fare un'ulteriore penitenza non ritenga di essere superiore al fratello: ci sono doni in misura diversa, penitenze non visibili e strade di santificazione diverse.

19 - Ogni Fratello ricordi che dovrà innanzi tutto sopportare ed offrire quelle sofferenze di cui il Signore fa dono, anche se non richieste; nessuno, comunque, chieda in dono sofferenze al Signore, se prima non ne avrà parlato con il suo Padre Spirituale, e quindi venga autorizzato dall'Autorità comunitaria competente.

20 - § 1. Le penitenze stabilite o autorizzate dall'Istituto, per sopraggiunte necessità possono essere dispensate dalla competente Autorità comunitaria, sia a favore dell'intera comunità sia a favore dei singoli componenti della stessa.
§ 2. Nei casi di urgenza ogni Fratello può derogare a sua discrezione dall'osservanza delle penitenze stabilite o autorizzate dall'Istituto.




4
Abito e Decoro della persona


Art. 21 - § 1. Il vestito ufficiale della Famiglia per il ramo Clericale Religioso, consiste di un saio con scapolare completo di cappuccio che ricade sulle spalle.
§ 2. Il colore del vestito ufficiale è grigio medio argento.
§ 3. Il saio dovrà coprire l'intera lunghezza del corpo.
§ 4. I capelli dovranno essere tagliati nel modo classico comune.

22 - § 1. All'altezza del cuore, sul lato sinistro del saio sarà fissato il distintivo della Famiglia; tale distintivo è di una grandezza tale da risultare ben visibile anche nei dettagli.
§ 2. Un cingolo di colore bianco avvolgerà in vita il saio.
§ 3. Si calzeranno scarpine o scarponcini o sandali di colore nero, con calzini neri, con l'avvertenza che, nelle circostanze solenni, bisogna calzare le scarpine.
§ 4. Quando, invece del saio, si indossano comuni abiti civili o il clergyman, su di essi, sempre sul lato sinistro e all'altezza del cuore, si dovrà fissare un distintivo più piccolo, ridotto di circa la metà rispetto al precedente; in alternativa, si potrà portare una piccola croce di legno di colore marrone chiaro, appesa al collo con un cordoncino di colore marrone scuro.

23 - Chi inizia l'adesione effettiva all'Istituto, porterà obbligatoriamente il dito sinistro un anello-coroncina d'oro, per significare la sua consacrazione al Signore e la sua devozione alla Madonna.

24 - § 1. Il distintivo della Famiglia è rappresentato da una figura a forma di scudo, arrotondato nella parte superiore e inferiore.
§ 2. Tale figura ha un bordo evidenziato da due linee; tra queste, partendo da sinistra e salendo in senso orario, si trova la Scritta tutta in maiuscolo Famiglia San Nicodemo, separata in basso da una Corona di stelle.
§ 3. Al centro del distintivo, sono disegnati una Croce e, partendo dall'alto, da sinistra a destra e scendendo, un Triangolo, un Sole e una Luce che brilla, rassomigliante a una Colomba in picchiata e, allo stesso tempo, a una Fiammella.
§ 4. Il fondo del distintivo è di colore grigio medio argento, mentre le linee, la scritta e i disegni sono di colore bianco splendente.

25 - § 1. Il Triangolo, il Sole e la Colomba vogliono simboleggiare le Persone della Santissima Trinità e il loro ruolo nella Redenzione che si realizza per la morte in croce di Gesù, il Figlio di Dio che è venuto a visitarci dall'alto come Sole che sorge.
§ 2. La Corona vuole simboleggiare la Madonna, Porta del Cielo e Madre della Chiesa, alla quale in modo speciale, dopo la Santissima Trinità, si vuole affidare la vita e l'opera della Famiglia San Nicodemo.
§ 3. In tale contesto la Scritta Famiglia San Nicodemo, oltre che indicare il nome dell'Istituto, che fa riferimento a San Nicodemo Abate, vuole specificarne anche l'identità: comunità familiare, essa stessa salvata e sempre bisognosa di salvezza, la Famiglia San Nicodemo si pone al servizio della Redenzione, nella Chiesa e secondo la volontà di Dio.

26 - § 1. Oltre al vestito ufficiale, è previsto un secondo vestito, di colore bianco panna: lo si potrà usare, per motivi climatici, secondo la valutazione dell'Autorità locale.
§ 2. Laddove venga autorizzato l'uso del vestito bianco panna, esso coinvolge tutti i membri di quella Comunità.

27 - § 1. Il saio dovrà essere indossato obbligatoriamente durante i momenti di preghiera comunitaria nonché nelle occasioni solenni o di particolare convenienza, secondo la valutazione dell'Autorità competente.
§ 2. Mentre in genere si può usare tanto il vestito bianco panna che quello grigio medio argento, nelle occasioni solenni bisogna indossare il vestito ufficiale della Famiglia, cioè quello grigio medio argento.

28 - § 1. Negli altri casi è consentito indossare sobri comuni abiti civili, tranne i sacerdoti che debbono normalmente indossare il clergyman, evitando l'ostentazione del corpo e la vanità, tenendo invece presente il principio della carità, nel rispetto della coscienza debole altrui (cf. 1 Cor 8,9), e quello della testimonianza cristiana, secondo il concetto di lettera scritta (cf. 2 Cor 3,2), di cui parla San Paolo.
§ 2. Tali abiti, inoltre, debbono risultare comodi e pratici e debbono rispettare una sostanziale uniformità, in modo da esprimere e sostenere il senso di appartenenza ad uno stesso istituto religioso.
§ 3. Spetta al Superiore Provinciale, tenendo conto del clima e del luogo in cui vive la comunità della Casa Religiosa interessata, stabilire gli elementi sostanziali di uniformità ai quali debbono corrispondere tali abiti civili.

29 - Sulle Disposizioni.
§ 1. Per esplicitare o rendere operativo quanto viene stabilito nel Regolamento, così come nello Statuto dell'Istituto, saranno emanate dall'Autorità competente delle Disposizioni.
§ 2. Esse avranno lo stesso valore obbligante dei predetti Statuto e Regolamento e non potranno mai essere in contrasto con gli stessi.









APPENDICE

LE ORIGINI DELLA FAMIGLIA MISSIONARIA SAN NICODEMO


I
La percezione di istituire la Famiglia San Nicodemo


1 - Essendo parroco a Mammola, nell'anno 1997, il sacerdote Tommaso Boca svolgeva delle riunioni settimanali di ricerca vocazionale, e lì una giovane Partecipante manifestava il desiderio di volersi ritirare in preghiera sul monte, dove mille anni prima era vissuto San Nicodemo Abate.
2 - Al riguardo, tra il nominato sacerdote e la stessa giovane, si sviluppava un continuo dialogo di approfondimento, che prima faceva intravedere la possibilità di fondare una comunità religiosa femminile e, successivamente, di allargare questa comunità anche ad un ramo religioso maschile e ad un ramo di secolari.




II
Il nome di Famiglia Missionaria San Nicodemo


1 - In questo dialogo, che veniva accompagnato dalla preghiera, emergeva la consapevolezza che, sull'esempio di San Nicodemo, si sarebbe dovuto fare penitenza e si sarebbe dovuto pregare, innanzi tutto secondo la volontà di Dio ancor prima che per la conversione dei peccatori.
2 - Pian piano emergeva anche il nome di Famiglia Missionaria San Nicodemo da dare alla nascente Comunità: Famiglia, per indicare la caratteristica delle relazioni tra i componenti della Comunità; Missionaria, per indicare l'intenzione della Comunità di annunciare il Vangelo anche tra i pagani del nostro tempo; San Nicodemo, perché l'ispirazione della nascita della Comunità era partita dalla considerazione della sua vita sul monte Kellerana, che si trova nel territorio di Mammola.




III
Giovanni Battista figura principale dell'identità Comunitaria


1 - Inoltre appariva sempre più chiaramente la natura e la finalità dell'istituzione nascente nonché il suo carisma, che trovava in San Giovanni Battista la principale figura di espressione.
2 - Questa emergeva dalla considerazione della spiritualità e delle aspirazioni di apostolato del sacerdote Tommaso Boca ma pure dalla considerazione dei punti di contatto tra la vita di San Giovanni Battista e quella di San Nicodemo: entrambi sono stati dei profeti, il primo è voce di uno che ha gridato nel deserto della Giudea, il secondo è voce di uno che ha predicato sul monte Kellerana; entrambi si sono impegnati nella preghiera e hanno praticato la penitenza, come risulta anche dal modo di vestire e di mangiare.
3 - San Giovanni Battista è dunque il principale modello di riferimento per la Famiglia San Nicodemo: come San Giovanni Battista, essa vuole annunciare e testimoniare non solo l'amore misericordioso di Dio ma anche la sua santità, indicando Gesù presente in mezzo agli uomini e richiamando alla conversione; come San Giovanni Battista vuole impegnarsi nella preghiera e praticare la penitenza, tramite di grazia e contributo per realizzare il dominio dei propri istinti e la libertà del cuore (cf. CCE 2043); in modo simile a San Giovanni Battista, la Famiglia San Nicodemo, considerata nella sua totalità, vuole promuovere, preparare e amministrare il sacramento della Confessione per il perdono dei peccati.
4 - Per esprimere il riferimento a San Giovanni Battista come principale modello della sua identità spirituale e del suo apostolato, fin dagli inizi la Famiglia San Nicodemo ha fatto propria in modo speciale la preghiera del Benedictus, che ha poi ispirato il distintivo della Famiglia stessa, nel quale viene appunto raffigurato in modo stilizzato un sole che sorge, simbolo del Figlio che è venuto sulla terra per salvarci.




IV
Gli inizi della vita comunitaria della Famiglia San Nicodemo


1 - Nell'anno 1997 iniziava, dunque, la progressiva percezione di dover fondare la Famiglia Missionaria San Nicodemo, comprendente un ramo religioso maschile, uno religioso femminile e uno di secolari. Successivamente veniva deciso di iniziare con la comunità maschile e all'uopo, in data 21 Settembre 1998, veniva richiesto ad un Padre Francescano, esperto nel campo canonico, un aiuto sulla stesura dello statuto riguardante la comunità religiosa maschile che si voleva fondare.
2 - Intanto avevano avuto inizio degli incontri settimanali ed accanto ad essi degli incontri mensili, ai quali partecipavano dei giovani, provenienti da diverse località della provincia reggina. In questi incontri si pregava, e inoltre si comunicavano, si discutevano e si approfondivano le caratteristiche della Comunità da fondarsi; veniva pure data una prima conoscenza della vita religiosa: per questo motivo, in diverse occasioni, oltre al sacerdote Tommaso Boca, a tali incontri c'era la presenza di una e, talvolta, anche due consacrate.
3 - Un po' più tardi, il sacerdote Tommaso Boca, con il permesso del Vescovo Diocesano, Mons. Giancarlo Maria Bregantini, iniziava degli incontri specifici per le persone che manifestavano di voler aderire alla comunità maschile della Famiglia: mensilmente, in strutture della Chiesa diocesana, venivano realizzati dei ritiri di formazione che includevano anche il pernottamento.
4 - Avveniva, così, che il sacerdote Tommaso Boca, in data 22 dicembre 2001, memoria di Santa Francesca Saverio Cabrini, apriva in Mammola una casa, dedicata alla Santissima Trinità, per avviare un'esperienza di vita comunitaria di aspiranti al ramo religioso maschile della Famiglia San Nicodemo. Oltre al sacerdote Tommaso Boca, che comunque avrebbe continuato a pernottare nella canonica della parrocchia, all'iniziativa avevano aderito altre tre persone, ma soltanto una prese dimora nella casa in modo stabile, un'altra vi stette solo qualche giorno e la terza vi andò solo successivamente, ma in modo saltuario.



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